Il Lario e la crisi Una partita aperta

Capitani coraggiosi impegnati a mantenere la rotta malgrado la "tempesta perfetta" che si è scatenata a livello internazionale sul fronte finanziario.
L'anno che si chiude ha visto gli imprenditori comaschi impegnati a trovare la strada giusta per consolidare i segnali di ripresa che si erano manifestati soprattutto nei primi sei mesi. Dodici mesi che hanno messo a dura prova le capacità delle imprese di mantenere la rotta.
Una partita aperta che condizionerà scelte e performance ancora per qualche tempo. Tutti concordano nel dire che i primi quattro/sei mesi del 2012 saranno molto difficili, verrà messa a dura prova la tenuta del sistema che, rispetto al 2008 data d'inizio delle grande crisi, non risulta più impreparato. Incassata la scoppola, la reazione infatti c'è stata. Le ristrutturazioni aziendali fatte sotto la spinta del mercato (e delle banche), ha permesso di raddrizzare i conti di molti. Lo dimostra l'annuale report delle 500 aziende leader della provincia di Como. I segni negativi accanto ai dati 2010 sono il 15% del totale, risultato per nulla scontato, segno evidente che la Como che produce e lavora ha imboccato, sia pure a fatica, e con meno splendore rispetto al passato, la strada per il rilancio. Rilancio che si giocherà solo puntando con decisione sul fronte dell'innovazione. In tutti i settori e a tutti i livelli. Coinvolte in questa rivoluzione aziende piccole e grandi e con loro chi in queste aziende ci lavora. Dopo gli anni di ubriacatura finanziaria, la riscoperta del capitale umano come elemento fondante del lavoro, è sotto gli occhi di tutti. Dietro tutte le storie, le scelte ma soprattutto le persone senza le quali qualsiasi impresa non sarebbe possibile.
Il tessile si conferma, malgrado il ridimensionamento dei numeri, il settore ancora trainante dell'economia comasca che sembra aver ritrovato l'orgoglio delle origini. Aver puntato sulla qualità, sul mantenimento di quei livelli di eccellenza che hanno reso famoso il nome di Como nel mondo, si è dimostrata alla fine una scelta vincente. Le esportazioni oggi non solo sono in grado di compensare l'immobilismo del mercato interno, ma sono diventate elemento strutturale dell'economia comasca. Questo vuol dire un impegno costante anche a promuovere all'estero un'immagine complessiva del "made in Como", fatta di prodotti, di ambiente, di cultura.
I segnali che arrivano per il futuro sono anche quelli di una volontà di investire sui giovani. Le aziende leader, le più lungimiranti, lo stanno già facendo consapevoli che portano in dote energie fresche, creatività, capacità di intercettare i cambiamenti in un mondo che va sempre più in fretta. Gli spazi per loro purtroppo non sono molti, i margini di crescita risicati, ma tutte le crisi, come insegna la storia, si portano appresso anche nuove opportunità.
Capitani coraggiosi non mancano. Anche le banche e la politica sono chiamate, sia pure con ruoli diversi, a un'assunzione di responsabilità che non può più essere rimandata. Senza soldi e senza sogni difficile prendere il largo.

Elvira Conca

© RIPRODUZIONE RISERVATA