Non esistono per le autorità religiose e per quelli civili, per le associazioni laiche e di ispirazione cristiana e per tutti coloro che teorizzano o praticano l'argomento.
Invece, ci sono e sono tanti, colpiti dal destino che li ha privati di metà di se stessi e non ha posto fine all'amore, l'ha dilatato nell' eternità, l'ha reso dolore e nostalgia, ma anche fatica per crescere, da soli, i figli e per affrontare, spesso nell'incomprensione e nella solitudine più desolata, le incombenze straordinarie e quotidiane.
La vedovanza è una condizione considerata fisiologica, poiché è naturale che un coniuge muoia prima dell'altro e a ben pochi capita la sorte di lasciare insieme questa vita, come insieme l'hanno trascorsa. Ma non è affatto fisiologica la perdita del coniuge da giovani o nell'età di mezzo: non c'è nessuna eredità e, se c'è, sarebbe pesantemente tassata, poiché il Fisco e la burocrazia inseguono e perseguitano i sopravvissuti per anni. Spesso non c'è la pensione di reversibilità, perché la morte ha impedito la maturazione dei contributi e se c'è, fa cumulo, aumenta l'aliquota impositiva.
«La vedove sono noiose», ha starnazzato un'opinionista su una rivista femminile e, richiamata ad un linguaggio più appropriato, ha scrollato le spalle. «Le vedove vadano a lavorare», ha intimato un onorevole parlamentare, per giunta esperto dei problemi del lavoro e l'ha detto convinto che tutte le trentenni hanno raggirato un novantenne per godersene la pensione a vita.
Un'associazione a Como ha appena organizzato un convegno di esperti sulle « imprenditrici nel loro ruolo di collaboratrici dell'impresa familiare in un momento fragile e drammatico della vita di coppia come quello della separazione e del divorzio: le tutele di legge e come affrontare il disagio ». Né tutele, né riconoscimento del disagio per le imprenditrici vedove. Eppure, sono un centinaio, in provincia di Como, si sono rimboccate le maniche per due e hanno il coraggio, l'intraprendenza e le lacrime di tre, ma continuano a essere invisibili, come altrettanti vedovi, come qualche migliaio di professionisti e professioniste, lavoratori e lavoratrici dipendenti.
Circolano con il più infame dei certificati burocratici, quello di vedovanza: serve per ritirare le raccomandate in posta e per essere esclusi da ogni tipo di beneficio, anche dalle benedizioni in chiesa. Le preghiere dei fedeli sono dedicate alla famiglia, quella che regge e quella che è in crisi; vedovi, vedove ed orfani risultano parole impronunciabili, nonostante la tenerezza di Dio nella Bibbia e nel Vangelo per loro.
C'è un'unica consolazione, per vedove e vedovi: la più grande prova d'amore è sopravvivere a chi si ama. Con un chiodo nel cuore.
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