Allora perché i giudizi espressi sul downgrade, da quelli del governo e delle forze politiche, ma anche di istituzioni internazionali come la Commissione Ue, sono stati di critica e censura? Ci sono anche aspetti strutturali. Ieri mattina l'Italia era attesa da un importante appuntamento sui mercati: il collocamento di un nuovo Btp a tre anni. L'esito dell'asta è stato ottimo: il collocamento è avvenuto al massimo dell'offerta (con richieste quasi doppie) e un rendimento in calo di due terzi di punto percentuale su giugno. C'è da dire che la cedola offerta era alettante: il 4,50% contro il 2,50% precedente, ma il risultato dell'asta è stato comunque eccellente. I fondamentali dunque mostrano di reggere.
Così il famigerato spread in pochi attimi ha recuperato tutto il balzo fatto in mattinata sulla notizia del downgrade: una sola asta ha bilanciato Moody's. Ma anche qui il fatto va ponderato. Lo spread già nelle ultime giornate era salito in maniera del tutto inspiegabile e, per quanto costante, si è mantenuto a livelli altissimi e di guardia.
Restano dunque i giudizi alla base della decisione: la fiducia nella sostenibilità del nostro debito è bassa e il livello di guardia elevato. Vero è che la risposta non deve e può essere solo nazionale, ma corale da parte dell'Unione europea che non ha saputo ancora convincere i mercati sulla sua capacità di difendere l'euro.
Ma è anche vero che l'evoluzione della situazione politica non offre al momento nessuna garanzia su quello che potrà succedere alla fine della legislatura, con le nuove elezioni politiche. Istituzioni e forze politiche devono comprendere e farsi carico del fatto che il tempo della responsabilità non è terminato, ma è appena agli inizi. Questa è l'unica soluzione per evitarci un'estate disastrosa come fu quella del 2011.
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