Tutto bene e tutti contenti? Non è proprio così. Tutto bene perché se non fosse stata innestata la retromarcia, si sarebbe verificata una seria emergenza sociale. Tutti contenti non del tutto perché, diciamolo chiaro, il comune poteva pensarci anche prima. Era ovvio che decidere di tagliare i fondi a strutture che svolgono un servizio pubblico, supplendo ad una mancanza dello Stato, in condizioni economicamente difficili, avrebbe sollevato un polverone. Non si trattava della solita e noiosa querelle ideologica. Si trattava di mettere con le spalle al muro centinaia di famiglie. E allora? Non erano state valutate le conseguenze o si sperava che la cosa passasse nel silenzio?
In entrambi i casi le responsabilità del comune sono grandi. Certo, fosse stato per l'opposizione di palazzo Cernezzi, non sarebbe accaduto nulla. Probabilmente non se ne erano nemmeno accorti e forse al posto dell'attuale giunta avrebbero fatto lo stesso. Ma poi ci si è messo questo giornale (scusate l'autocitazione ma è inevitabile) a lanciare l'allarme, dando voce a chi voce spesso non ce l'ha e la questione è diventata di dominio pubblico e si è palesata in tutta la sua gravità.
Il nostro è diventato il Paese dei tagli. Non si guarda più nemmeno a dove si taglia. L'ansia dei conti da far quadrare rende difficile anche avere un orizzonte politico. Si taglia e basta. Si aumentano le tasse, tutte quelle che è possibile aumentare. Si introducono Imu e ogni tipo di balzello, si aumentano le tariffe e poi si taglia. Ma deve pur esserci un criterio che indirizza le scelte della classe politica. Altrimenti si rischiano errori come quello compiuto dall'amministrazione comasca.
Se ci fosse possibile indicare un criterio, certo suggeriremmo di evitare ad ogni costo di togliere risorse all'educazione e ai servizi sociali. I bisogni della gente saranno sempre più grandi, ma nessuno dovrà mai essere costretto a rinunciare al sapere e al pane. Un'osservazione che può sembrare ovvia ma non lo è, basta guardare a ciò che accade troppe volte.
Ci si potrà rispondere: facile parlare, meno facile far quadrare i conti. Sarà anche vero, ma fare politica vuol dire avere il coraggio delle scelte difficili e coraggiose. E questo non riguarda certo solo il nostro Comune, ma riguarda l'insieme della classe politica (se c'è ancora) di questo Paese. Non si può dire alla gente che dopo aver sprecato un fiume di risorse, oggi non si è nemmeno in grado di garantire ai cittadini i beni essenziali. E a poco serve rispondere che è sempre comunque colpa degli altri. La gente vota i propri amministratori perché pensa e spera di essere garantiti rispetto ai propri bisogni. L'orizzonte della politica è dentro la risposta a questa speranza. Altro non c'è. Ad un giornale tocca vigilare che questo accada ed è ciò che continueremo a fare.
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