Cari Monti
e Fornero,
siate buoni
per le feste






  D'accordo, chiedere a Mario Monti ed Elsa Fornero che diventino anche buoni è come pretendere da una mucca che faccia direttamente il cappuccino. Ma almeno a Natale. Dice: come Natale? Se siamo appena all'8 novembre? Invece il Natale quando arriva arriva. Nei negozi e dentro i centri commerciali c'è già. Le zucche di Halloween sugli scaffali si sono tramutati in panettoni e torroni in un batter d'occhio e i bambini cominciano già a schiacciarsi il naso contro le vetrine dei reparti e dei negozi di giocattoli. Si sa, non è una bella cosa. Ma questo e il consumismo, bellezza. E noi, come diceva Humphrey Bogart, non possiamo farci nulla. Tanto, in questo Natale saremmo comunque in pochi a poter fare qualcosa. Perché oltre alla poco simpatica sensazione delle lancette spostate bruscamente in avanti, in questo Natale mancherà qualcosa: le famiglie. A loro resterà solo il senso della Grande festa, importante. Ma molti bambini potrebbero restare senza i doni e i grandi senza un pasto decente.
La crisi non rispetta neppure le feste comandate. La Cgia di Mestre (gli unici artigiani a cui non manca il lavoro visto che anziché comodini fabbricano analisi economiche, un genere molto trendy di questi tempi) ci ha avvertito per tempo, adeguandosi peraltro all'andazzo del Natale anticipato: le nostre tredicesime varranno molto meno dello scorso anno a causa dell'inflazione determinata perlopiù dall'aumento del carico fiscale.
Ad essere penalizzato, come spesso capita, sarà soprattutto il ceto medio, quella leva che fornisce il maggior numero di consumatori. Da qui discende il freno che ogni famiglia metterà alle spese più o (spesso) meno voluttuarie, il calo di affari del commercio (le previsioni per la grande distribuzione sono apocalittiche, figuriamoci per i piccoli esercizi) e la recessione. Un circolo che dovrebbe essere virtuoso e servire ad allontanare il Paese dal baratro ma che, alla lunga, rischia di diventare vizioso.
Le difficoltà dei negozi, a Como, portano poi molti titolari a non aprire i cordoni delle sempre più magre borse per le luminarie. Sarà un Natale povero e al buio anche qui nel profondo e un tempo opulento Nord. Certo, duemila e rotti anni fa a Betlemme stavano molto peggio. Ma non c'erano i centri commerciali con le loro pretese di riformare il calendario. E almeno la Cometa dava luce gratis.
Per accendere il Natale basterebbe mettere un po' di quattrini in tasca alle famiglie. Quelle stesse famiglie che stanno sulla bocca di tutti in campagna elettorale, che si trovano in fondo all'imbuto in cui si riversano l'aumento della pressione fiscale diretta e indiretta, le conseguenze dei tagli dei trasferimenti agli enti periferici e l'incremento dell'inflazione.
La Cometa per accendere il Natale, la Cgia di Mestre l'avrebbe anche indicata. Agire sulla tassazione delle tredicesime in modo da appesantirle un pochino. Forse si potrebbe anche fare, una tantum. Qualche taglio qua e là nel mastodontico apparato pubblico è possibile. Le entrate tributarie sono segnalate in netto aumento. Perché tutto, è chiaro, va fatto, come dice sempre il governo, a saldi invariati, ci mancherebbe. Cari Monti e Fornero fate i buoni se potete: rileggetevi il Canto di Natale di Dickens e fate un regalo a quegli italiani che nonostante le tosature vi amano ancora più di qualunque partito (non che ci voglia molto). La lesina va bene. Ma quando la medicina rischia di uccidere il malato è consigliabile ripensare al dosaggio.
Francesco Angelini

© RIPRODUZIONE RISERVATA