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Piove nel palazzetto di Muggiò. Quella che dovrebbe essere la casa dello sport per i giovani comaschi è ridotta a un colabrodo. Non è una notizia, potreste obiettare. Verissimo. La notizia ormai è diventata un'altra: il fatto che la situazione si ripeta da anni e nessuno abbia mai mosso un dito per risolverla. Generazioni di sportivi hanno dovuto fare i conti con le abbondanti infiltrazioni, i secchi in palestra e nei corridoi, il degrado dei servizi igienici.
Nell'ultima campagna elettorale per le comunali si è parlato molto del mastodontico progetto del "villaggio dello sport", voluto dalla giunta Bruni (era ritenuto l'obiettivo più importante del secondo mandato) e destinato - almeno nelle intenzioni - a risolvere una volta per tutte il problema, sostituendo la vecchia struttura con un maxi impianto (duemila posti, 2.500 metri quadrati di spazi commerciali, una nuova piscina, cinque campi e un palazzetto polifunzionale a forma di piramide). L'attuale sindaco Mario Lucini, già in quella fase, disse esplicitamente no alla cittadella, approvata in consiglio pochi mesi prima (era il 14 febbraio di quest'anno) con il voto contrario delle minoranze. «Il villaggio dello sport prevede un finanziamento da parte dei privati che otterrebbero la gestione, ma ci sono anche 600mila euro l'anno per dieci anni a carico del Comune - scandiva Lucini -. Una cifra, quest'ultima, troppo elevata e che ci consentirebbe di fare molto per la sistemazione delle strutture già esistenti». Posizione più che legittima, all'insegna del buonsenso. E rafforzata da una crisi economica sempre più feroce, che farebbe fuggire a gambe levate qualunque investitore privato, in questa fase (chi sarebbe disposto a mettere sul piatto quasi 15 milioni di euro per un'operazione del genere?). Il ragionamento di Lucini funziona, dicevamo. Peccato che la strada tratteggiata a grandi linee in campagna elettorale e ribadita più di recente non si sia per ora trasformata in fatti concreti.
Se la scelta è quella di rimettere a nuovo l'attuale palazzetto, benissimo: lo si faccia, senza lasciar trascorrere altri anni. La carenza di risorse, in questo caso, suonerebbe quasi come una scusa. «I soldi sono pochi, bisogna individuare le priorità», ha ripetuto spesso il sindaco. Ecco, il palazzetto di Muggiò ha tutte le caratteristiche per rientrare a pieno titolo in questa categoria. Se non è una priorità il decoro di uno spazio per lo sport dei giovani, che cosa può esserlo? I soldi, dunque, in questo caso si possono e si devono trovare, quantomeno per aggiustare il tetto.
Se invece l'amministrazione ha cambiato idea o ha scoperto che risulta anti economico riqualificare il vetusto impianto in periferia, trovi una soluzione diversa.
Ci permettiamo di avanzare un suggerimento, anche per sfatare il luogo comune dei giornalisti che sanno solo criticare: perché il Comune non prova a raggiungere un accordo per l'utilizzo del Palasampietro di Casnate, di certo meno affollato di qualche tempo fa, complici le vicende che hanno coinvolto la Comense? Ipotesi tutta da verificare, ma perlomeno si prenda in considerazione.
Non basta più ribadire il no al villaggio dello sport (messo nero su bianco anche pochi giorni fa in un documento firmato dallo stesso Lucini con l'assessore Lorenzo Spallino). E non è più tempo di restarsene con le mani in mano, sperando che la soluzione cada dal cielo. Dal cielo cade solo la pioggia e invade puntualmente il palazzetto.
Michele Sada

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