La città
scelga
tra gioco
e gioco

  Ammesso - e purtroppo non concesso - che agli abitanti di una città sia ancora possibile decidere in quale contesto vogliono vivere; ammesso - e ancora una volta non concesso - che ai residenti di un'area urbana importi decidere in quale ambiente vogliono vivere, allora bisogna riconoscere che, come diceva quel tale appellandosi a Houston, abbiamo un problema.
I problemi, in un tessuto sociale come quello di una città, possono essere giganteschi, e saltare all'occhio, oppure possono annidarsi nelle pieghe della cronaca: in questo caso, occorre un minimo di riflessione per individuarli ma, una volta messi a fuoco, li si può identificare oltre ogni dubbio. Nel nostro caso, l'annotazione per la quale allarmarsi racconta dei problemi di sopravvivenza denunciati dalla bocciofila Combattenti di via Balestra. Leggerete l'articolo in cronaca di Como: i responsabili della bocciofila - unica rimasta entro le mura; dai comaschi conosciuta come autentica oasi di quiete all'ombra delle fortificazioni medioevali - lanciano un appello affinché qualcuno si faccia avanti per salvarli da una chiusura altrimenti imminente e inevitabile.
Uno spunto che potrebbe dare il via a un accorato articolone intriso di lacrime e nostalgia sui passatempi che furono, e una volta sì che la gente sapeva divertirsi, adesso, signora mia, i ragazzi vanno tutti in discoteca e, come diceva una vecchia zia con drammatico sussiego, "mangiano" la droga. C'è poco da andar giù di malinconia, invece, perché la chiusura di una bocciofila, fatto triste ma circoscritto, fa da contrappeso, nella Como di oggi, a un'altra circostanza puntualmente registrata dalla cronaca: la crescente diffusione del gioco d'azzardo, l'imperversare dei videopoker, dei casinò online, la febbre del "gratta e vinci". Anche i comaschi buttano migliaia e migliaia di euro in queste desolanti pratiche. Non solo: vedono aumentare le patologie legate all'azzardo e, soprattutto, abbandonando la bocciofila in favore delle macchinette denunciano una tendenza sociale all'isolamento, all'egoismo comportamentale e alla (illusoria) indipendenza dagli altri che deve preoccupare.
Non c'è contrasto più stridente che immaginare un pomeriggio trascorso in compagnia alla bocciofila, tra una partita, due chiacchiere e uno sfottò, e una sfiancante sessione al videopoker, in compagnia soltanto della propria solitudine, una macchinetta che emette suoni sintetici e quel poco di denaro che, come sabbia, scorre tra le dita e presto scompare.
Ecco allora che raccogliere o meno l'appello della Combattenti significa scegliere come porsi di fronte al "problema" di cui sopra. I comaschi hanno più volte dimostrato sensibilità e partecipazione in risposta ai clamorosi attentati clamorosi portati alla città e al suo lago: hanno protestato - e protestano - per le sciagurate paratie; hanno protestato - e protestano - per l'infinito imbarazzo dello scandalo Ticosa. Sarebbe bello trovassero il tempo di far qualcosa anche per la bocciofila di via Balestra perché, nonostante il problema sia infinitamente più modesto, a modo suo rappresenta un bivio, ovvero la scelta tra una società che, per i suoi elementi più anziani, incoraggia l'incontro e l'interazione e una che, al contrario, se ne disinteressa, lasciando via libera a forme alternative - e quanto più alienanti - di evasione.
Intendiamoci, non c'è nulla di male nel "grattare" un foglietto acquistato in tabaccheria nella speranza di raccogliere un briciolo di fortuna. I guai incominciano quando, oltre al foglietto, non resta altro. A quel punto, non sarà più questione di fortuna: a furia di grattare si scoprirà che, sotto, altro non c'è che un grande vuoto.
Mario Schiani

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