Per Monti
una sfida
piena
di rischi

Quale che sia il riscontro elettorale della Lista Monti, un dato è acquisito: il centro è entrato di prepotenza nel gioco politico. Additato come il padre di tutti i peggiori vizi della politica al momento del tramonto della Prima Repubblica, in seguito tacitamente rimpianto dagli orfani inconsolabili della Dc, ben presto solitariamente evocato dai critici del nostro bipolarismo zoppo, alla fine ha trovato il suo mallevadore nell'ex rettore della Bocconi.
Di colpo rivendica non solo un ruolo da protagonista, ma addirittura una "vocazione maggioritaria". Insomma, alle prossime elezioni gli italiani non dovranno più scegliere tra due, ma tra ben tre aspiranti al governo del paese. Questo almeno sulla carta. Mai, però, le ambizioni di una formazione politica sono state condizionate in modo così stringente dai numeri. E' evidente, infatti, che la candidatura di Monti a premier apre una contesa a tutto campo dalla quale qualcuno dei tre duellanti uscirà azzoppato, se non decapitato. Tutto dipende dal risultato ottenuto dalle liste coalizzate nel nome del Professore. Se non otterranno un consenso capace, quanto meno, di obbligare Bersani a trattare sulla formazione del governo, è evidente che la loro rilevanza sarà compromessa. Il loro destino sarà segnato.
Si tornerà all'eternamente uguale: una destra e una sinistra  che promettono da un ventennio una democrazia dell'alternanza e che sono state - e c'è da temere saranno - capaci di mettere in scena solo una democrazia dell'impotenza. Anche nel caso, comunque, in cui la loro forza elettorale risultasse determinante per la formazione di una maggioranza necessariamente dominata dalla sinistra, dovranno abbandonare le ambizioni di imporre una svolta alla politica nazionale per ripiegare su un ruolo gregario nei confronti del vincitore.
Come si vede, il rischio per Monti è alto, alto com'è alta la sfida da lui lanciata ai due poli tradizionali. Certo, con la sua "alzata in campo" il premier dimissionario ha già segnato più punti a suo vantaggio, sul piano sia del metodo che dei contenuti. Iniziando dall'agenda, ossia dalle cose da fare, e non più dagli schieramenti.
Non che manchino le insidie sul suo cammino. Due in particolare. La prima:  Monti ha insistito sulla necessità di una riforma elettorale, non ha detto però quale. Casini vuole il proporzionale, ossia il ritorno a governi di coalizione, nel qual caso il Professore può dire addio alla protestata vocazione maggioritaria del centro. La seconda insidia viene di concerto con la prima. Una vocazione maggioritaria comporta per il centro di essere alternativo, e non consociativo, agli altri due poli. Con la destra Monti ha escluso qualsiasi possibilità d'intesa, con la sinistra non si può dire altrettanto. La domanda è: di Bersani vuole essere la stampella moderata o l'alternativa europea?
Roberto Chiarini

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