l'impegno diretto di una parte del mondo cattolico è stato, per la prima volta dopo molto tempo, all'origine di una nuova iniziativa politica: quella di Mario Monti e della nuova lista, Scelta civica con Monti per l'Italia, alla Camera dei deputati. Le elezioni politiche 2013, dunque, presentano importanti elementi di novità per quanto riguarda i cattolici. L'autorità ecclesiastica non è stata estranea a tali novità. Nel 2007, papa Benedetto XVI ha chiamato i cattolici ad esprimere una nuova generazione di politici e successivamente sia il Segretario di Stato, card. Bertone, sia il presidente della Cei, card. Bagnasco, hanno rilanciato questo auspicio. Numerosi episodi, come l'attacco sferrata contro il direttore di "Avvenire", Dino Boffo, hanno intanto logorato il rapporto tra mondo cattolico e Berlusconi. Nel settembre 2011 il card. Bagnasco ha censurato severamente «comportamenti licenziosi e relazioni improprie che ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune»: la frase fu allora riferita a Silvio Berlusconi e questa interpretazione non è stata smentita. Contemporaneamente, la crisi dei partiti e i progressi dell'antipolitica hanno indotto molti a discutere di una nuova presenza dei cattolici in politica. Queste spinte si sono concretizzate in incontri e convegni, come quello di Todi dell'ottobre 2011. Dopo le dimissioni di Berlusconi, nel novembre 2011, alcune personalità cattoliche sono state chiamate a far parte del nuovo governo Monti - che ha ricevuto fin dall'inizio e mantenuto fino alla fine l'apprezzamento della Santa Sede e dell'episcopato italiano - e hanno contribuito, come nel caso del ministro Andrea Riccardi, a promuovere l'iniziativa politica Scelta civica con Monti per l'Italia, accolta positivamente dall'"Osservatore romano" e da "Avvenire".
Il film dei rapporti tra Chiesa e politica italiana presenta dunque uno svolgimento piuttosto chiaro, almeno nelle linee di fondo. Con l'avvicinarsi delle elezioni, com'è naturale, la autorità ecclesiastiche hanno assunto una posizione prudente. Il card. Bertone, però, è intervenuto per esortare vivamente i cattolici italiani a partecipare al voto e il card. Bagnasco per rivendicare il diritto/dovere della Chiesa ad intervenire nelle questioni italiane.
Il quadro che sta emergendo è fluido e un po' confuso, ma vivace e interessante. Qualcuno ha pensato che sarebbe tornata l'unità politica dei cattolici e quando i fatti lo hanno smentito ha concluso che tutto sarebbe rimasto come prima. Ma non è così. Il pluralismo politico dei cattolici corrisponde ad una prassi ormai consolidata, ma appare oggi in discussione l'equazione tra pluralismo e diaspora, come ha osservato mons. Toso. È infatti evidente che, ovunque si trovino, i cattolici possono dare testimonianza di ciò in cui credono. Ma fare politica è un'altra cosa e la vera alternativa non è più tra unità e pluralismo, bensì tra irrilevanza e incisività. Per descrivere la presenza dei cattolici in politica, si usano spesso l'immagine del lievito nella pasta o quella del seme gettato nella terra. Sono, però, immagini autoconsolatorie per chi è stato presente ovunque e irrilevanti quasi sempre. Più del lievito o del seme è illuminante il paragone con il sale che dà sapore ai cibi. È, anzitutto, il sale di scelte storicamente efficaci. Non tutti i partiti, infatti, sono uguali. Se criticano l'antipolitica, i cattolici non possono votare Grillo, se vogliono costruire il futuro non possono difendere il passato. Il sale che è stato loro affidato, inoltre, dovrebbe infondersi nelle realtà in cui entrano e contagiare gli uomini e le donne che incontrano. Ciò è praticamente impossibile se restano semplici ospiti dei partiti che li accolgono: occorre che i loro valori, le loro idee e le loro passioni orientino anche l'azione di altri. «Ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini».
Agostino Giovagnoli
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