Anche per effetto della politica è diventata convinzione diffusa che il sistema delle banche sia nel suo complesso colpevole dello stato in cui si trova oggi l'economia del mondo e, a cascata, i conti delle nostre famiglie. Con le banche se la sono presa un po' tutti. I comizianti delle nostre parti ma anche rispettabili e rispettati leader europei.
Persino Obama negli ultimi anni non ha perso occasione per attaccare la speculazione. Un sistema, quello delle banche, inquinato dalla cattiva finanza, totalmente scollegato dalla realtà produttiva e che, nei casi più gravi, non ha esitato a scaricare sui risparmiatori veri e propri bidoni.
C'è molta propaganda e molta semplificazione in tutto questo. Ma una tale diffusa avversione deve avere indotto a riflettere anche le banche stesse che, con strumenti e forme diversi, stanno cercando, quasi tutte, di tornare sul territorio a una dimensione più virtuosa del credito.
Ora, in un contesto del genere, spicca il caso della Cassa Rurale e Artigiana di Cantù che questa sera, come ogni anno, ha chiamato i suoi oltre settemila soci ad approvare il bilancio e a rinnovare il consiglio direttivo. Tale è il peso dell'evento, nella zona, che molti altri appuntamenti, culturali e associativi, sono stati rinviati. Oggi è la sera della Cassa Rurale, la banca che ha il volto e il cuore della nostra gente, del tessuto di piccole imprese che è, ancora adesso e nonostante tutto, il futuro di questo territorio.
Si dice che la forza del credito stia nella fiducia. E ci si può fidare solo quando conosci la storia di chi hai di fronte. Per questo non sarà marginale, questa sera, la premiazione dei quaranta storici soci. La figura di uno di loro, in particolare, è emblematica.
Si tratta di Angelo Magnoni, oggi novantenne, già vicepresidente, il socio con la maggiore anzianità perché aderì alla Cassa Rurale nel 1954. Bene, di lui molti anziani canturini ricordano che Magnoni usava dividersi in due tra la bottega di esperto falegname e la banca dove correva ogni giorno di qua e di là perché in passato solo il numero uno e il suo vice avevano facoltà di firmare un mutuo. E quindi non c'era festa che tenesse perché si trattava ora di dare una mano all'artigiano con il progetto di ingrandire l'officina, ora di sostenere la famiglia nell'acquisto della casa.
Il mondo è cambiato ma la banca locale resta un punto di riferimento preciso, quasi una persona di famiglia. La realtà del credito cooperativo, non solo a Cantù, è un fattore di antica solidità per il nostro territorio. Una solidità che le falle aperte negli ultimi anni nel sistema mondiale del credito, non ha scalfito. Non è casuale se questo mondo è riuscito a resistere alla tentazione del guadagno facile della finanza creativa e continua a richiamarsi a un economista all'antica come Giuseppe Toniolo. Uno che un secolo fa si era fissato nel contrastare la libera circolazione dei capitali, convinto com'era che la finanza fosse strumentale all'economia reale e non dovesse mai ridursi a mero mezzo di arricchimento, a tutto vantaggio dei pochi percettori di rendita. Toniolo parlava di tre supremi doveri del credito: la moralità, la giustizia distributiva e l'utilità generale. Concetti di un'epoca passata. O forse no, perché, nonostante la deriva degli ultimi anni, qualcosa resta. Ed è una buona base per ripartire.
Enrico Marletta
© RIPRODUZIONE RISERVATA