Adesso l’Europa
deve cambiare

Terminato il tempo della conta, dell’euforia, delle recriminazioni, dell’autocritica e, purtroppo, delle mistificazioni, bisogna tornare alla riflessione e alla proposta politica.

Lasciando un poco da parte le questioni italiane e tornando al tema fondamentale delle elezioni, l’Europa diventa necessario che si apra una fase di profondo cambiamento e di rilancio ideale dell’europeismo. Bisogna che la volontà di cambiamento si manifesti da subito.

Si deve far capire alla burocrazia di Bruxelles e ai ventotto stati che compongono l’Unione Europea che non bisogna perdere tempo, il momento opportuno è adesso.

Perché, in fondo, ci si potrebbe dire che poco è davvero mutato, che i saldi complessivi tra i due blocchi principali, conservatori e socialisti, sono rimasti gli stessi e che le forze euroscettiche, che pure hanno ottenuto dei buoni risultati in molte parti d’Europa e frenate decisamente in Italia, non sono in grado di formare un gruppo coeso e unitario e restano comunque una minoranza di poco peso.

Nonostante questo, i risultati elettorali dovrebbero far riflettere in modo diverso : l’astensione è stata comunque molto alta, i due partiti tradizionali che da sempre hanno governato l’unione sono stati indeboliti, le giovani generazioni sono sembrate distanti e disincantate verso l’Europa, l’asse Parigi/Berlino snervato.

Non si può dimenticare o archiviare il fatto che gli eurofobi non contestano solo la politica economica, monetaria e finanziaria, ma hanno in comune il rifiuto degli stranieri, il timore delle diversità culturali e religiose e sostanzialmente una sociale chiusa e arroccata.

È su questi elementi che, oltre a quello dell’emergenza occupazione, sempre più riguarderanno il modello di convivenza europea, servirà coraggio, lucidità e visione prospettica e, soprattutto, una fedeltà ai valori di libertà e di solidarietà che ancora rappresentano il fondamento del progetto europeo.

I leader europei non devono perdere tempo sulla gestione degli equilibri di potere o attorno alla nomina del nuovo Presidente della Commissione, ma devono assumere i segnali di sfida che sono emersi con il voto del 25 maggio per dare nuovo slancio all’idea di Europa, e affrontare i problemi con maggior idealità, uscire dall’impianto burocratico che ha eroso la tensione politica e morale dell’Unione europea come dimostrano le vicende ucraine e mediterranee, e affrontare con un rigore nuovo fuori da ogni schema di austerità i problemi del lavoro, della crescita, del riequilibrio dello sviluppo e della Pace.

Bisogna che si recuperi in fretta l’ affidabilità politica attraverso un operare che superi il freddo del puro pragmatismo economicista per un nuovo umanesimo capace di scaldare i cuori e le menti.

Si tratta di agire subito perché l’Europa sia già oggi la prefigurazione di quella di domani.

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