Bastava parlarsi
per evitare lo sperpero

Esattamente tre anni fa, a Villa Guardia, nel pieno del mese d’agosto veniva inaugurata la nuova base dell’elisoccorso, nella piana di Brugo, gioiello costato nove milioni di euro e dotato della tecnologia più avanzata; centrali radio e meteo, reti informatiche, serbatoi interrati per il carburante da novemila litri e Basun fiammante elicottero Agusta Westland 139, quello giallo e rosso che tanti comaschi, negli ultimi anni, hanno imparato a conoscere molto bene.

Oggi quel placido e agilissimo bestione - al quale migliaia di persone devono

incontrovertibilmente la vita, così come agli altri elicotteri che lo hanno preceduto dal giorno dell’attivazione del servizio, il 2 agosto del 1986 - diventa suo malgrado anche il simbolo di un pasticcio che costringerà la Regione a sborsare mezzo milione di euro.

Il problema è che la base, secondo l’Enac - l’Ente nazionale che sovrintende alla sicurezza dei voli - non è più a norma.

Troppo vicina al percorso della nuova Pedemontana, dalla quale gli elicotteri devono mantenersi a distanza.

Risultato: la base va trasferita, di pochi metri ma va trasferita.

L’aspetto più sconfortante della vicenda riguarda tuttavia gli “attori”, cioè gli enti coinvolti nell’operazione di trasloco. A partire dall’Enac, che nell’agosto di tre anni fa concesse un’abilitazione che due mesi dopo, a ottobre - quando i regolamenti furono modificati - era già diventata carta straccia.

È credibile che nessuno dei vertici dell’ente immaginasse che di lì a poche settimane la base di Villa Guardia sarebbe risultata incompatibile con un regolamento che, vista la materia, doveva essere in corso di preparazione già da mesi?

Ma l’Enac è in buona, buonissima compagnia.

Due nomi: Cal, che sta per “Concessioni autostradali lombarde”, e Infrastrutture lombarde, la spa voluta dall’allora governatore Roberto Formigoni che da anni si occupa di appaltare le commesse e i lavori pubblici del Pirellone.

Dunque: Infrastrutture (i cui vertici lo scorso marzo finirono anche indagati dalla Procura di Milano con l’accusa di avere favorito, nell’assegnazione dei contratti di appalto per consulenze, soltanto un elenco ristretto di professionisti amici), curò a suo tempo la realizzazione della nuova base, così come ora baderà al suo trasloco. Cal, invece, è la spa cui si deve la costruzione della nuova Pedemontana, a partire dalla sua progettazione e dall’identificazione di quel tracciato che oggi, a quanto pare, si scopre essere troppo prossimo all’elisuperficie.

Verrebbe in altre parole da obiettare che la mano destra non sa cosa fa la sinistra, ma in questo caso il quadro è ancora più sconfortante. Perché Infrastrutture e Cal stessa cosa sono, se è vero, come è vero, che la prima detiene il 50% delle quote della seconda. Il che, evidentemente, non basta a stabilire un minimo di comunicazione, quel che tanto che sarebbe bastato a spiegarsi fin dall’inizio, cioè non farsi, gratuitamente, del male.

Intanto, per consentire all’Elisoccorso di continuare a prestare il suo imprescindibile servizio, la collettività ci metterà mezzo milione di euro.

Una goccia da nulla nel grande mare del debito pubblico nazionale, e però paradigma, anche, di un’Italia che, per quanto ci si ingegni (ma ci si ingegna?) non imparerà mai a funzionare.

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