CiuccAriella il disastro
E un Como maledetto

Maledetto il giorno in cui da questa tastiera uscì la definizione “pepita d’oro” per definire la discesa in campo della Signora Essien al Sinigaglia. Maledetto. Maledetto. Maledetto. La pepita d’oro era quella farlocca di Gardaland e lei era invece una Ciuccariella qualunque. La versione femminile di quel signore vestito da barman che sette anni fa si presentò come nobile possidente che voleva prendere il Como, svanito nel nulla dopo pochi giorni. Pensavamo fosse imbattibile. Invece l’uomo travestito da barman è stato battuto dalla elegante signora travestita da regina. Battuto, perché pur con tutta la sua buona volontà, Ciuccariello non fece danni definitivi. Una barzelletta. Stavolta, invece, non c’è un mazzo da ridere. La signora dal sorriso inconsapevole ha distrutto 110 anni di storia. Ciuccariella! E il fatto che possa essere un gioco di parole con Ariella Casimiri, CiuccAriella dalle colpe ancora tutte da definire, non riesce a regalarci il sorriso. Così come neppure ce lo restituisce il solo pensare che Walter Valdi, autore della celebre canzone “Wacaputanga”, in cui un capo tribù voleva allungare la fidanzata perché gli piaceva bislunga, ci avrebbe forse scritto una esilarante canzone. Visto che questa è molto più incredibile della donna allungata con la fionda (e finita a Cantù) della canzone. Vedete? Cerchiamo di sorridere, ma non ce la facciamo. Anzi ci viene da piangere. Perché, chi è stato ieri al Sinigaglia, e ha assistito alla giornata della ribellione del popolo azzurro (che non ha fatto parlare gli esponenti della società, spalleggiato da alcuni totem come Centi e Prada) ha preso coscienza del disastro. C’è sempre un giorno della consapevolezza, in cui sbatti contro l’iceberg della verità. Per il Como e i suoi tifosi, è stato ieri. Chi e perché ha creato questo disastro? Ci hanno sfilato 110 anni storia dal portafogli senza nemmeno che ce ne accorgessimo. Ancora più amaro.

Ok non pagare, il calcio italiano è abituato spesso alle latitudini della Serie C, a gente che non paga. Mai. Ma i comportamenti della signora Essien hanno i connotati della presa in giro, oppure della sottovalutazione totale della situazione. Come si fa a mandare un fido collaboratore a parlare di ricorsi quando il tempo è scaduto? A parlare di soldi pagati, quando nessun bonifico è arrivato in banca? Chi ci spiega? Quando ci spiegheranno perché un bonifico ci mette due mesi ad arrivare? Purtroppo, o per fortuna, non c’è nemmeno tempo per guardarsi indietro. E tremano i polsi. Perché 12 giorni sono pochissimi per iscriversi a un campionato in cui ci vuole un milioncino per vincere, per dare la possibilità a un sindaco arrivato da tre giorni di capirci qualcosa, per far organizzare non le cordate farlocche ma quelle serie. Sarebbe poco per un posto normale. Figurarsi in un posto calcisticamente maledetto come Como. Perché questa è una maledizione, ovvio. Non c’è altra spiegazione. Di più? Guardiamoci allo specchio, che non mente mai; questa è l’ultima chance. Se sbagliamo questa, chiudiamo baracca e burattini e buonanotte. Occhio a chi arriva, a chi va, a chi parla, a chi sogna, a chi si mimetizza. Fuori i secondi. O ripartiamo bene, limpidi, seri. O non ripartiamo più.

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