Como: con Expo
la sfida è di tutti

L’erba del vicino va resa più verde. Anche in vista di Expo. Un concetto che stenta ancora a emergere nella mentalità italiana, ma che può fare la differenza sul turismo (e non solo) a Como.

Bisogna guardare all’evento del 2015, senza affidarsi ad automatismi che ci condannerebbero a vedere sfrecciare il treno più veloce della luce, senza nemmeno rallentare per sbirciare dalle nostre parti. L’analisi presentata nei giorni scorsi da Unioncamere sulle presenze in Lombardia nell’esordio dell’anno, è una piattaforma preziosa su cui allenarsi. C’è un modo di viaggiare che è innovativo e tra l’altro in piena sintonia con i messaggi che dovrebbero essere lanciati e condivisi da Milano.

Che ama un buon piatto e applaude la gastronomia italiana, ad esempio. L’apprezzamento, tuttavia, passa anche dalla conoscenza della genuinità degli ingredienti, dalla consapevolezza di una catena alimentare sana e rispettosa, da altri elementi che non sono affatto considerati secondari a una elegante presentazione o all’etichetta generica “piatti tipici”.

Che non considera l’auto l’unico mezzo possibile e che cerca trasporti pubblici, per terra e lago. E se scopre che per trovarli – pratici, frequenti e convenienti – deve affrontare una specie di caccia al tesoro, per niente divertente, magari se ne va prima e non torna più.

Expo ci mette in guardia su questo: non possiamo stare sulla riva ad aspettare, orgogliosi di tutto ciò che possiamo offrire, bensì metterci a lavorare per migliorarlo. Nonché per farlo conoscere.

Una opportunità che si può cogliere fino in fondo, soltanto se gli sforzi sono condivisi dal territorio. Ci sono esperienze che si distinguono. Gli stessi albergatori sono più capaci di fare rete e stanno mandando segnali unitari in questa direzione. Oppure ci sono i piccoli, preziosi mondi. Come Gravedona, che ha costituito il contratto di rete, proprio per condividere i problemi e le soluzioni. La volontà di non vedere nel vicino il competitor, se non l’avversario, guardando in cagnesco il suo giardino, ma al contrario di dargli una mano, consapevoli del fatto che anche lui sarà dalla tua parte.

Non è che tutti i nodi spariscano, in questo modo. Anche con la squadra agguerrita, ad esempio, resta un problema pesante per l’Alto Lago: quello dei collegamenti via acqua, ritenuti carenti. E per risolverli bisogna essere un team ancora più allargato. Un ragionamento che vale su ulteriori fronti: dalle infrastrutture arrivando alla segnaletica spesso poco funzionale e cocciutamente in italiano.

Il Lario si è mosso con tempestività su Expo, creando SistemaComo per aggregare le imprese. Il gruppo guidato da Attilio Briccola sta lavorando su questo fronte e la Camera di commercio ha puntato 300mila euro sulla promozione (senza contare i 200mila euro se andrà in porto lo spazio al Padiglione Italia).

Le risorse sono fondamentali per garantire maggiori collegamenti e iniziative in grado di soddisfare il palato (soprattutto in senso metaforico) del visitatore Expo, e prima ancora di richiamarlo.

Intanto vale la pena far fruttare anche il gioiello più prezioso, la mentalità aperta e responsabile. Perché solo remando insieme su questo lago, privati e istituzioni, prendendosi cura di ogni metro di terreno e acqua, come se fosse la nostra (e lo sé), avremo un risultato “universale”.

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