Cultura, il grande
rilancio di Como

Quando, lo scorso anno, Como si è candidata a capitale della cultura italiana con Cernobbio e Brunate, in molti hanno pensato male in partenza. Il partito dei criticoni a prescindere si articolava grossomodo in tre correnti. Quelli che consideravano il progetto un tentativo velleitario rispetto a un riconoscimento largamente al di sopra delle nostre reali possibilità. Como e la cultura? Ma dove vogliamo andare di fronte a Mantova e al suo festival letterario? E vuoi mettere Pisa e Parma? Qui siamo all’età della pietra, altro che capitale…

La seconda corrente, forse quella maggioritaria nel fronte dei musi lunghi, era composta dagli appassionati di benaltrismo. La cultura? Che sciocchezza, prima sistemare le buche. Capitale nazionale? Pensino a riempire i musei che sono sempre vuoti e ci costano una fortuna. Nella terza corrente c’erano infine quelli che consideravano il progetto una sorta di colpo ad effetto, utile forse ad alimentare un po’ di dibattito sui giornali ma senza alcun concreto ritorno per la città. Ma sì, cosa vuoi, sarà la solita provocazione di Amura, un po’ di casino e non se ne parlerà più.

Tre scuole di pensiero nel torto. L’esito del concorso promosso dal ministro Franceschini, è stato quello che è stato, ma ugualmente oggi possiamo dire che il progetto non solo non è stato inutile ma ha creato le premesse per continuare su un percorso con ancora più convinzione. E l’ulteriore conferma è arrivata ieri a Villa del Grumello dove è stata presentata la terza edizione del Festival della Luce. Conferenze, mostre, spettacoli: un programma di straordinario interesse, capace di mettere insieme l’incontro con un Nobel per la fisica, Shuji Nakamura, con eventi più popolari, di taglio divulgativo, in cui scienza è anche capacità di suscitare emozione, rivolti a un pubblico vasto. Il clou in questo senso sarà il 20 maggio con lo spettacolo di videomapping di Marker e il racconto dell’astrofisico Giovanni Bignami. Sarà un Festival super ed è solo un capitolo di una stagione culturale comasca che si annuncia ancora più ricca rispetto allo scorso anno.

Ogni evento ha una sua storia alle spalle, la novità, che si è però consolidata con il progetto di Como capitale della cultura, è quella di avere messo in rete soggetti diversi, pubblici e privati, che in passato mai avrebbero immaginato di poter collaborare. E’ il caso ad esempio dei tre Comuni – Como con Cernobbio e Brunate – che dopo l’esperienza dello scorso anno tornano a unire le proprie forze proprio in occasione di questo Festival della Luce. Ed è il caso del progetto Musaico, che coinvolge tante realtà diverse con l’obiettivo ambizioso di rivitalizzare luoghi culturali defilati e poco frequentati come lo sono, ahi noi, i Musei civici e la Pinacoteca.

Il lavoro degli ultimi anni ha preparato il terreno, fatto crescere competenze diverse. Ed è servito a far acquisire la consapevolezza, per lo meno nella parte più avvertita dell’opinione pubblica locale, che investire nella cultura non è un puro esercizio filantropico ma può essere una scelta avveduta, capace di generare ricchezza per il territorio. Ci sono tutti i presupposti affinché la città, su questo terreno, faccia un ulteriore salto in avanti. Non si tratta di principi astratti, un primo ambito molto concreto su cui misurare la sensibilità dei decisori è quello della tassa di soggiorno. Si tratta di un fondo, cospicuo, utilizzato sino ad oggi per rimettere in sesto le infrastrutture basilari dell’accoglienza turistica (bagni pubblici, info point). Tutto giusto, per carità, ma è tempo di domandarsi se almeno una parte di queste risorse non possa essere investita per la produzione di un grande evento culturale che accompagni Como, anche in questo ambito, nella dimensione internazionale in cui merita di stare.

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