I furti negli orti
Bisogno o stupidità?

Oramai tutto è buono per essere rubato. Nel bottino dei ladri, che nelle notti passate hanno preso di mira gli orti di via Carroccio a Cantù, messi dal Comune a disposizione dei pensionati, sono entrati oltre trenta chili di pomodori rossi e succulenti, peperoni, cetrioli, ravanelli, carote, melanzane e tutta un’altra sequenza di ortaggi.

Devono essere aggiornati quindi anche i luoghi comuni del mondo della malavita. Nel posto più basso della gerarchia del furto non c’è più il ladro di polli, ma il mariolo dell’orto. Il valore della gallina infatti è ben superiore a quello di un bel peperone anche se sicuramente di Voghera, o di un bel pomodoro garantito dall’Ingegnoli. Sì, “tutto ormai è buono”. Bisogna stabilire però se il furto è servito a rendere un po’ meno desolante il desco di qualche famiglia povera. In tal caso occorre dire che almeno parte della nostra società è proprio alla canna del gas. Non penso però che questi furti compiuti tra le rigogliose prose, amorevolmente curate dagli anziani, dai pensionati, siano dettati dalla fame e dalla miseria. Più che un furto teso ad accaparrarsi un bottino, questa azione criminosa compiuta negli orti dei pensionati di Cantù è certamente una atto di grande stupidità, di estrema idiozia. Questi che hanno agito, per altro anche con un’azione ben programmata, perché prima hanno divelto le reti anti grandine, poi la notte seguente hanno fatto saltare i lucchetti, sono oltre che ladri pure degli imbecilli. Chissà quale bravata hanno pensato di compiere.

Quando ero un ragazzetto e la bella mela rossa fiammeggiante che la mamma, bontà sua, poneva sul tavolo, era un frutto prezioso, un vero tesoro. Tra noi ragazzi un po’ bradi era quindi vezzo, verso l’avvio dell’estate, guardare con attenzione oltre le cinte dei giardini delle famiglie ricche che fiancheggiavano le strade. Era per noi un gioco scavalcare ed entrare nel frutteto a far scorpacciate di ciliegie, di pesche, di prugne dolcissime: frutti che quelle rarissime volte in cui la mamma poteva mettercele in tavola era una festa grande. Rubacchiare la frutta nei poderi altrui era certamente un’azione riprovevole. Però quel furto aveva perlomeno uno scopo, quello di soddisfare le esigenze della gola e magari anche di farsi belli, o fare la figura degli eroi, davanti alle ragazzine che ci guardavano dalla finestra e alle quali poi lanciavamo manciate di ciliege e di prugne.

Il furto degli ortaggi è quindi dovuto alla necessità di fare un bottino, oppure un’azione tipica di uno stupido branco(umano, non quello animale perché le bestie razziano solo per fame)di vandali? Qualunque sia la natura del crimine vittime sono persone della “terza età”, che nell’hobby dell’orto trovano una ragione di vita, un mezzo per trascorrere la giornata, per rendersi utili avere ancora un ruolo importante in famiglia. Che bello era ascoltare mio padre, che coltivava un bell’orto grande, quando, la sera a tavola, davanti a una bella insalata di pomodori, peperoni, cipolle e cetrioli diceva: “Come è buona questa insalata: tutta roba del mio orto”. Non penso che in questi giorni invece i pensionati degli orti di Cantù potranno vantarsi della bontà dei loro ortaggi.

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