Il Comune promuove
(ancora) se stesso

promuove se stesso

Al piccolo principe che aveva deciso di andarsene, il re del primo asteroide chiese: «Non partire ti farò ministro!». «Ministro di che?». «Di... della giustizia!». «Ma se non c’è nessuno da giudicare?». «Giudicherai te stesso», gli rispose il re. «È la cosa più difficile. È molto più difficile giudicare se stessi che gli altri. Se riesci a giudicarti bene è segno che sei veramente un saggio».

Dev’essere più o meno andata così non solo sul primo asteroide partorito dalla meravigliosa penna di Antoine de Saint-Exupéry, ma anche in Italia quando è stata introdotta l’idea della “valutazione
degli obiettivi e dei risultati raggiunti” dalla macchina comunale. Ci sarà stato pure qualcuno che, anche senza essere il piccolo principe, si è alzato a chiedere: ma a chi tocca il compito di giudicare il Comune? Ohibò, ma il Comune stesso, di grazia. Dopotutto giudicare se stessi è oppure no più difficile che giudicare gli altri?

Dipende, verrebbe da dire. Perché da quando esiste questa storia dell’analisi della capacità della macchina comunale di raggiungere gli obiettivi definiti dalla giunta, Palazzo Cernezzi si è sempre regalato voti tra l’8 e il 9.

L’ultimo caso è il documento partorito dal settore controllo di gestione del Comune di Como e relativo alla valutazione dell’efficienza degli uffici dell’amministrazione nel 2013. Il voto finale è un rotondo 9+. Bene l’ambiente e il territorio, benissimo la cultura, il turismo e lo sport, una favola l’economia e il lavoro, un sogno l’organizzazione efficiente, la trasparenza e la partecipazione e addirittura perfetto il capitolo “Per andare oltre”, ovvero «paratie e Ticosa». Il voto? Dieci.

Il piccolo principe, a questo punto, avrebbe girato i tacchi e commentato come di fronte al re del primo asteroide: «Sono ben strani i grandi!». E in effetti non c’è chi non veda, in questi risultati, un’ironia sottile. O, forse, una vera e propria presa in giro. Perché delle due l’una: o il settore controllo di gestione ha l’abitudine di largheggiare con i voti, regalando promozioni a piene mani come certe maestre alle elementari che mai affosserebbero i loro bambini, oppure la giunta si è data degli obiettivi che non corrispondono a quel cambio di passo promesso agli elettori nella campagna elettorale di un anno fa.

Insomma, se davvero su Ticosa e paratie il risultato prodotto dalla macchina comunale nel 2013 è il 100% di quanto richiesto dagli amministratori, forse c’è qualcosa che non funziona.

In questo meraviglioso e contorto Belpaese la capacità di stupirsi sembra un’attitudine inesauribile. Perché, tutto sommato, pensavamo di averle già viste tutte. Con il pasticcio del muro, ad esempio. O con il premio in denaro concesso (da una commissione mista interna ed esterna al Comune) a Viola e Ferro, i responsabili del pasticcio di cui sopra, poche settimane dopo l’abbattimento del muro. E pensavamo, sbagliando, di averle viste tutte quando un altro dirigente comunale, Pierantonio Lorini, si era autopromosso e autocongratulato («Come ha lavorato bene ing. Lorini», «O grazie, ing. Lorini», «Ci mancherebbe carissimo ing. Lorini: penso meriti un bel premio», «Troppo buono, ing. Lorini») assegnandosi incentivi per 7.500 euro, legati alla predisposizione del piano particolareggiato della sosta.

Giudicare se stessi è davvero un lavoraccio. E allora sia permesso un piccolo suggerimento: la prossima volta che è richiesta una valutazione seria del funzionamento della macchina comunale coinvolgete qualcun altro (magari i cittadini), anziché chiedere al piccolo principe di fare il ministro della giustizia di se stesso.

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