Il futuro di Como
e le radici nel passato

«La vista di un paese che pareami prediletto dal cielo...». L’aveva avuta Ugo Foscolo mettendo piede la prima volta a Villa del Grumello, oltre due secoli fa, e si è ripetuta ieri agli occhi dei numerosi convenuti all’apertura del Chilometro della conoscenza, di cui la storica dimora della famiglia Giovio è il baricentro, Villa Sucota, sede della Fondazione Ratti, il “nuovo acquisto”, finalmente collegato con un incantevole percorso, e Villa Olmo il punto di partenza.

E’ davvero apparsa come una benedizione dall’alto, quella che improvvisamente ha squarciato i nuvoloni e ha consentito di toccare con mano (e con gli occhi, le orecchie, il naso, il cuore: non c’è senso che non venga affascinato dal luogo) un pezzetto della Como del futuro. Che per andare lontano non può che avere le radice ben piantate nella sua storia migliore, quella che per fortuna ancora ci identifica agli occhi del mondo, come gli alberi secolari di questo nuovo/antico megaparco di 170mila metri quadri.

La città internazionale, culla della bellezza naturale in massima sintonia con quella creata dall’uomo, è qui perfettamente concentrata. Mentre il pensiero corre ai vari Stendhal, Napoleone e Garibaldi, che frequentarono questo compendio, e nella mente risuona forte il «te, Lari maxime» di virgiliana memoria”, un suono ben più concreto riporta a un oggi che per una volta non è quello della Como irrisolta delle paratie, della Ticosa, di piazza Cavour, del campus e delle colline che la circondano, tanto belle quanto poco valorizzate. È “Cincia Mora”, un’installazione sonora che accoglie (e sorprende) il visitatore mentre si protende sopra il lago nel più spettacolare punto panoramico del parco di Villa Sucota. Un segnale forte, in senso tanto letterale quanto metaforico: prende il nome da un uccello che con il suo canto difende il territorio, attualizza il rapporto uomo/paesaggio assieme alle opere di altri artisti contemporanei incastonate nel verde.

Ma è tutta l’operazione Chilometro della conoscenza a costituire un segnale forte per Como e per chi ci viene a trovare da fuori. Lo hanno sottolineato in ogni modo Paolo De Santis, presidente dell’associazione Villa del Grumello, e Annie Ratti, al vertice della fondazione intitolata al padre imprenditore e mecenate: far diventare il privato pubblico, condividere la conoscenza con il mondo attorno e quello più lontano, far vivere il parco fondendo le energie di oggi con quelle di una volta, pensare la natura come cultura e viceversa... Che non siano solo parole già lo testimonia il modo in cui sono state recuperate e valorizzate tutte le strutture presenti - serre, limonaie, gazebi, ex scuderie - che ora si prestano per condividere esperienze e conoscenza. Rilevante è anche la partecipazione, di realtà culturali comasche e non solo, che già operano in queste ville: dalla Fondazione Volta allo Ied/Accademia Galli, da Sviluppo Como alla Fondazione Ratti, fino alla Scuola agroambientale di Albese. Oltre ai diversi, più o meno saltuari, festival.

Perché la conoscenza continui a correre su questo Chilometro e a rendere il ponte su via per Cernobbio non solo una cucitura con il nostro passato più luminoso (quello delle celebrazione voltiane del 1899 e dell’arrembante inizio Novecento, prima che nel 1926 fosse tagliato in due il parco di Villa Olmo per far passare la strada) ma anche un trampolino verso il futuro, occorre davvero la collaborazione di tutti. Dai singoli cittadini, che a partire da questa domenica avranno una straordinaria alternativa ai centri commerciali , agli operatori culturali che possono contare su una location eccezionale da tenere vive con le idee, agli stessi proprietari che dovranno inventarsi modi intelligenti per creare l’indotto necessario per mantenere tanta bellezza (tra gli altri, inserirla nel porfolio dei set cinematografici proposti da Film Commission Lombardia?).

Non basta la buona volontà, ma serve anche il (non sempre vile) denaro, come ha ricordato ieri De Santis ringraziando Fondazione Cariplo e gli altri finanziatori. Altrettanto fondamentale, viene da aggiungere, è la sinergia tra pubblico e privato. È vero che ieri si inaugurava l’ultimo lotto di lavori che ha riguardato due ville private, e sicuramente gli amministratori cittadini avranno avuto altri impegni (c’era l’assessore regionale Cappellini al Pirellone), ma qualcuno ha notato l’assenza del Comune, proprietario di un terzo del Chilometro della conoscenza. Ci sarà ampiamente modo di rifarsi. Intanto, riflettiamo tutti su un dato: era il 2006 quando partì la prima fase di lavori. Anche per i privati di buona volontà non sono più i tempi di quando riuscivano a costruire una funicolare Como-Brunate in 22 mesi.

Speriamo, soprattutto, che i giovani sentano questo come un loro luogo dell’anima, lo spazio romantico che era il lungolago di cui sono stati privati. Che sotto i maestosi alberi si possano innamorare come Franceschina Giovio e Ugo Foscolo, il quale (lui sì un poco vile, o almeno un filino codardo) così scrisse all’amata nell’ultima lettera, datata “Borgo Vico 19 agosto 1809”: «Trovandomi una sera a Grumello, e guardando il lago, i colli e la casa dove io vi aveva veduta la prima volta, e pensando ch’io dovea presto lasciarli, il mio desiderio di dimorarvi sempre non distingueva voi dai luoghi e dalle persone che m’erano divenute sì care». Ma se ne andò e le infranse il cuore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA