Le Banche e le mucche,
un errore da evitare

C’è preoccupazione nel mondo delle banche di credito cooperativo che nel Comasco conta tre realtà molto positive come le Bcc di Cantù, di Alzate Brianza e di Lezzeno. Il governo domani emanerà un decreto che rischia di rivoluzionare tutto trasformandole da cooperative in società per azioni.

Dalle persone (dove un socio conta un voto) si passerebbe alle azioni. La preoccupazione è che anche per le banche il governo ripeta l’errore fatto per le Province e per le Camere di commercio. Cioè che le tratti tutte allo stesso modo. Ma solo di notte tutte le vacche sono uguali.

La preoccupazione è legittima dopo l’esperienza delle Amministrazioni provinciali e, in misura solo minore, delle Camere di commercio. In entrambi i casi si è assistito alla messa in atto di provvedimenti giusti e condivisibili con un metodo sbagliato. Sacrosanta la lotta alle caste, agli sprechi, ai poltronifici del sottobosco della politica e ai clientelismi. L’errore, però, è di aver fatto calare la mannaia su tutti, sui buoni e sui cattivi; sui capaci e sugli incapaci; sui meritevoli e sui lavativi; sugli onesti e sui delinquenti. Così non si è tenuto conto di istituzioni efficienti e funzionali come erano le Amministrazioni provinciali di Como e di altri territori dove la gestione della cosa pubblica è tradizionalmente svolta con spirito di servizio. Province ben gestite e utili per le popolazioni locali sono state ridimensionate, tagliate, spolpate e trasformate in enti di poca sostanza e di ancor meno rappresentanza. Lo sbocco, si sa, è l’abolizione.

C’erano Province dove il malaffare era all’ordine del giorno, dove i politici maneggiavano e inzuppavano molto più del pane; dove il potere era gestito nella più plateale delle pratiche clientelari.

L’errore, che oggi si può facilmente e onestamente riconoscere, è che la scure dello Stato è caduta su tutte con la stessa violenza e con lo stesso effetto.

In misura minore lo stesso trattamento è stato riservato alle Camere di commercio che si sono viste tagliare drasticamente le entrate e che dovranno inevitabilmente fondersi per sopravvivere. Anche nel loro caso c’erano istituzioni che funzionavano ed erano utili al territorio con il sostegno a molte iniziative economiche. E ce ne erano altro dove vigeva l’arraffamento e il tornaconto dei politici di seconda e terza fila. Per tutti è stato applicato il taglio lineare.

Questo modo di procedere è il più rapido e il più immediato come risultati. Ma è anche il più ingiusto. Trattare tutti alla stessa maniera, indipendentemente dal comportamento e dal merito, è una ingiustizia. Se il professore dovesse dare sempre a tutti lo stesso voto allora perché studiare? Perché impegnarsi? Lo stesso ragionamento vale per lo stipendio: se tutti ricevono la medesima paga senza tenere conto dell’ingegno, dell’impegno, delle capacità e dei risultati si conduce un sistema al fallimento. Lo dimostra quanto è avvenuto ai regimi del socialismo reale.

Ora il rischio per le banche cooperative è che davvero in un impeto di efficientismo il governo finisca per colpevolizzare e punire tutte. Colpendo sia quelle che hanno rubato o che si sono comportate male, sia quelle che sono state efficienti e hanno sostenuto le famiglie e le aziende dei loro territori. Ne deriverebbero conseguenze pesantissime per le società locali come quella comasca e brianzola. Sarebbe forse il caso di accendere una luce domani nel governo per saper distinguere il buono dal marcio e per capire che solo di notte tutte le vacche sono nere, e quindi uguali.

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