Le nuove ali e la strada
che conduce a Como

Quindici anni fa a nessuno sarebbe venuto in mente di lasciare un posto sicuro per realizzare scarpe a mano. Probabilmente neanche per trasformare bucce d’arancia in tessuti.

Tra le poche regole salde dell’era prima della crisi economica, c’era quella di non abbandonare una strada conosciuta e tranquilla. Casomai, si poteva cambiare, e drasticamente, solo se quest’ultima cominciava a rivelarsi piena di buche e ostacoli.

Tranne poche, lodevoli eccezioni. Certo, c’era l’operaio della storica azienda tessile che decideva di mettersi in proprio perché voleva diventare padrone della sua vita e mettere a frutto quanto imparato in un’impresa. Più spesso, però, dietro questa scelta c’era pure la visione di come il suo posto non fosse poi così saldo come prima. per varie ragioni.

E in questi giorni le cronache economiche a Como contribuiscono a offrirci uno spaccato di come si osi con ancora maggiore determinazione. Forse perché - come è stato detto ieri anche durante l’assemblea dei giovani industriali - siamo figli della crisi e non c’è più niente che possiamo spacciare per sicuro. Il che è inquietante, ma allo stesso tempo è capace di indicarci la necessità (e il coraggio) di trovare nuove vie.

Non è che tutto venga spazzato via. Anche questo è stato messo a fuoco ieri nella folta platea di imprenditori che hanno avviato un’attività da soli o hanno preso in mano - con timore e tremore - l’impresa di mamma e papà. Un esempio? Il manifatturiero, a partire dal tessile: quello che oggi doveva essere messo male, malissimo, secondo quanto ci preannunciavano anni fa, praticamente estinto. Invece, i giovani hanno tirato fuori idee rivoluzionarie in questo solco così antico.

Il digitale cresce ed è potente: non a caso nel Parco tecnologico scientifico di Lomazzo le start up legate a internet e al virtuale sono sempre più numerose. Ma il caso più diffuso è la volontà di realizzare prodotti, quelli che si possono toccare con mano. Che però si possono comunicare, vendere, far viaggiare (persino se sono scarpe artigianali) meglio online.

Il concetto del volo indicato ieri dai giovani imprenditori si è rivelato interessante anche per un’altra ragione. Sì, si tratta di mettere le ali e allontanarsi. Ma anche di scoprire che il mondo è piccolo e lo si può percorrere rapidamente con la propria creatività. Che alla fine si arriva anche prima a casa, in quella Como dove le idee incontrano la realizzazione più facilmente che altrove.

Quando le imprenditrici siciliane hanno deciso che gli scarti degli agrumi potevano diventare abiti alla moda, eleganti come la seta, non ci hanno messo molto a scegliere dove andare a produrre questo miracolo. Sul Lario, dove già la rete Filo d’oro era impegnata ogni giorno a unire tessuti ed ecologia.

Ma ancora, in questo modo tutto diventa più vicino, tanto che si osa andare ancora più lontano. Come le ormai due - e in una manciata di anni - start up che si occupano dello spazio attraverso Como Venture. Una prospettiva inaudita, fino a qualche tempo fa, e ora capace di aprire nuove strade ai comaschi, a partire dai giovani.

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