L’erba francese
non è poi così verde

Inaudito. “Monsieur le president” in stato di fermo, come un normale “citoyen”. Il presidente emerito della Repubblica francese Nicolas Sarkozy è stato sottoposto a custodia cautelare in un ufficio di polizia di Nanterre, alla periferia di Parigi. Non era mai accaduto nella storia della Francia del dopoguerra. Mai suoi predecessori non certo immuni dai sospetti e dalle chiacchiere come Mitterand, Chirac, Giscard D’Estaing avevano subito una simile onta. Eppure è accaduto.

Proprio alla vigilia del suo rientro in campo alla guida di un acciaccato Ump,
ora all’opposizione, Sarko è finito nel vortice di una vicenda che ha tutti i contorni di un thriller politico ambientato nei sordidi sotterranei del potere. La novità è che la giustizia non aveva mai osato prendere di peso l’alta politica, portando alla ribalta casi in cui si intrecciavano interessi e ricatti ma che si limitavano a rimanere nel territorio dell’inconfessabile. Anche il commissario Maigret simbolo della certezza implacabile del diritto francese, aveva dovuto fermarsi sulla soglia del numero 55 di rue du Faubourg-Saint Honoré, dove ha sede il palazzo dell’Eliseo. Oggi non più.

Secondo le ipotesi dei magistrati e dei Maigret attuali, il “citoyen” Sarkozy avrebbe offerto un posto di prestigio a un magistrato in cambio di informazioni su alcuni casi che lo riguardavano. Il presidente avrebbe avuto così a disposizione una rete informativa illegale che gli consentiva di essere aggiornato sulle inchieste giudiziarie a suo carico. I reati ipotizzati dall’ufficio anticorruzione della procura di Parigi riguardano il traffico di influenze illecite e violazione del segreto istruttorio. Le indagini riguardano i presunti finanziamenti illeciti ottenuti da Gheddafi per la sua campagna elettorale e versamenti in nero da parte di un’altra dei suoi supporter: Liliane Bettencourt, l’ereditiera de l’Oréal.

Tra i seguaci e gli amici di Sarkò, che aveva più volte denunciato l’accanimento giudiziario nei suoi confronti, si parla già di “giustizia a orologeria”, visto che l’ex presidente stava per sciogliere il nodo del suo ritorno in campo. «Ogni volta che Nicolas Sarkozy fa un passo verso il suo ritorno, ecco un episodio giudiziario che lo blocca - dice Sébastien Huygue, compagno di partito Ump -. Ci si accanisce contro un uomo politico perché fa paura ad altri uomini politici».

Sembra di assistere all’eterno dibattito tutto italiano sulle “toghe rosse” che ruota da vent’anni intorno alla figura di Silvio Berlusconi. Ma stavolta lo spettacolo viene d’Oltralpe e riguarda “monsieur le president”. Per dirci che le contaminazioni del potere con l’illegalità non sono certo una specialità italiana ma riguardano anche il resto dell’Europa. Chissà, oggi in conferenza stampa la Merkel e Renzi, alla richiesta di cosa pensano di Sarkò, si scambierebbero un sorrisetto beffardo. La giostra della politica può ripartire. A noi italiani la (magra) consolazione che l’erba dei nostri vicini non è certo più verde della nostra.

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