Ora Renzi deve
sbloccare i burocrati

Dopo dodici giorni d’attesa, il Consiglio dei Ministri, comprensibilmente senza fanfare, ha definito i due decreti cosiddetti “Sblocca-Italia” e “Dimezza-arretrato” della Giustizia, annunciati il 29 agosto ma mai approvati, e li ha mandati al Quirinale per la firma del Capo dello Stato. E’ arrivata, secondo fonti ministeriali, anche la “bollinatura” della Ragioneria General, e dunque ora tutto sembrerebbe a posto. Sempre che, beninteso, il Quirinale non rimandi indietro i testi per qualche ragione.

Da ciò che si viene a sapere sono saltate molte cose nello Sblocca-Italia in versione finale: per esempio il regolamento edilizio unico per tutti i comuni, l’abolizione dei permessi per i lavori di ristrutturazione all’interno di un appartamento, e poi pare che i comuni si sono comunque tutelati nei confronti di chi mette mano alla cazzuola per rifarsi casa. Insomma, come sempre – non è solo il caso di Renzi – tra l’annuncio “politico” di una misura e la realtà dei fatti racchiusa nelle norme c’è sempre una considerevole differenza: gli uffici prendono i provvedimenti e li adattano secondo una serie di considerazioni che non sempre rispecchiano la volontà dichiarata dei ministri.

Ma così va l’Italia da quando è unita, figuriamoci ora che con la crociata indetta da Renzi contro tutte le alte burocrazie romane, gli uffici legislativi non si fanno sfuggire un’occasione per fare le pulci al Dipartimento di Palazzo Chigi che si occupa delle leggi, anche perché adesso è retto da un’aliena: l’ex comandante dei vigili urbani di Firenze fortissimamente voluta da Renzi ma considerata dai capi dei ministeri come una specie di cuoca ammessa al tavolo da pranzo dei principi.

In ogni caso finalmente questo benedetto Sblocca Italia sembrache sia stato “sbloccato”. Sarebbe stato imbarazzante attendere oltre, visto anche il livello di sarcasmo che gli avversari di Renzi stanno dispiegando a piene mani. Per una cosa però che finalmente parte, un’altra sembra incagliarsi. L’annunciata riunione di Renzi con i ministri per parlare di tagli alla spesa è stata infatti rinviata. «Scrivetemi e ditemi cosa pensate di tagliare» è stato l’ordine del presidente del Consiglio. I responsabili dei ministeri cercano naturalmente di difendere le loro trincee, e si dice che da loro al massimo potrebbero venire sei miliardi e non venti come vuole il premier. Ma uno tra loro sembra nel mirino più degli altri: è l’unica che sia stata chiamata a Palazzo Chigi ieri pomeriggio ossia Beatrice Lorenzin, titolare della Sanità. Dopo due ore è uscita senza aprire bocca con i cronisti, brutto segno. Si saprà meglio quando conosceremo la Legge di Stabilità cui sta lavorando Pier Carlo Padoan e alla quale ha dato l’ultimo contributo il giubilato commissario alla (fu) Spending Review Carlo Cottarelli che, come largamente previsto, farà ritorno al Fondo Monetario. Cottarelli voleva colpire le pensioni, Renzi gli ha detto “no” a brutto muso e il rapporto si è rotto a quel punto.

Tra le notizie così-così, una finalmente buona: il ministro Giannini è stata autorizzata a fare le prime assunzioni per la scuola. Tra professori, presidi e personale ausiliari si tratta di circa trentamila persone.

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