Palazzetto: Cantù
riparta con umiltà

Mai fare il passo più lungo della gamba. Anche nella vicenda del palazzetto dello sport di Cantù la saggezza popolare è preziosa e aiuta a comprendere, con efficace sintesi, la situazione del presente ma soprattutto gli errori del passato.

Pare infatti evidente che questo, come il precedente progetto, siano il frutto di una errata valutazione di ciò realmente serve alla comunità locale e alla pallacanestro stessa.

Si è puntato su opere faraoniche, spropositate nei costi e mal inserite dal punto di vista urbanistico.

L’attuale amministrazione, in carica da meno di un anno, è chiamata a gestire una situazione, l’ennesima, spinosa e il cui esito è molto incerto. Il sindaco Claudio Bizzozero, in un’apprezzabile operazione-trasparenza, ha annunciato qualche settimana fa la volontà di organizzare un’assemblea per informare i cittadini sugli ultimi ostacoli del cantiere. L’idea è buona ma, ahinoi, il primo cittadino in quella sede non potrà fare altro che spiegare quanto è avvelenato il polpettone che gli hanno lasciato i suoi predecessori.

Oggi probabilmente nemmeno Bizzozero è in grado di dire con precisione come andrà a finire. Se Turra porterà a termine i lavori con un ritardo comunque ragionevole rispetto alla scadenza dell’aprile 2014. Oppure se il contratto con l’azienda bresciana verrà rescisso e se vi saranno strascichi giudiziari che bloccheranno l’area di corso Europa all’infinito.

Conviene volgere lo sguardo a un esempio virtuoso del passato. Quando un pool d’imprenditori canturini, per evitare alla squadra il disonore ma anche il disagio di giocare in trasferta a Brescia, decise di realizzare in pochi mesi una struttura per il basket. Fu una dimostrazione anche di lungimiranza.

Non si puntò tanto a un grande progetto, ma a un impianto che fosse il più funzionale possibile. Il palazzetto si chiamò Pianella per ricordare come il nucleo iniziale di imprenditori canturini fosse collegato con una precisa località di Cantù: lì era nata l’idea e lì fu realizzata in pochi mesi.

Quell’impianto ha sostituito in maniera egregia il vecchio palazzetto di piazza Parini. Cantù ha ottenuto grandi risultati tutte le volte che ha fatto un passo per volta, lungo non più della gamba. Tutte le volte che ha fatto i conti al centesimo e non ha utilizzato contributi a fondo perso. Nessuno nega che si debbano realizzare impianti sportivi al passo con i tempi. Però bisogna indicare anche i costi di gestione, chi li coprirà, per quanto tempo, nell’interesse di chi e con quali contropartite per la collettività.

Per questo diventa fondamentale intervenire sul Pianella e adeguarlo finché si è in tempo: è meglio puntare sulle certezze invece che su sogni che non vedono possibile realizzazione.

Non si abbia timore di ammettere di avere, anche questa volta, sbagliato tutto. Il cantiere di corso Europa è un monumento all’irresponsabilità amministrativa ma è anche una nemesi per una sorta di diffusa mania di grandezza che ha preso l’intera comunità locale. Quest’ultima avrebbe dovuto farsi sentire di più per fermare i deliri di chi stava nella stanza dei bottoni. Gli stessi deliri, tanto per guardare ai vicini di casa, che a Como hanno portato all’idea di bloccare il lago con le paratie mobili. Da dove ripartire? Dall’umiltà, dalla concretezza e dal buon senso dei canturini del Pianella ammettendo che abbiamo preso un abbaglio collettivo. Perseverare nell’errore sarebbe diabolico.

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