Quel taglio delle tasse
evocato e mai reale

C’è una data nel calendario italiano che ha quasi lo stesso valore del simbolico 21 marzo, quando si esce dall’inverno buio e freddo e ci si prepara alla primavera tiepida e solare. È uan data variabile ma che sotto il profilo economico e mediatico ormai da troppi anni dovrebbe segnare il passaggio da un periodo critico, con poche prospettive all’orizzonte, a un altro aperto, invitante e ottimista. Questo appuntamento è scandito dal tradizionale appuntamento che la Confcommercio si dà sulle rive dal lago di Como per dirci dove sta andando l’economia del Paese, cosa si è fatto di buono, cosa deve essere fatto e, naturalmente cosa si aspetta una categoria potente e diffusa. Ieri, tra le righe di un discorso improntato all’ottimismo, cauto ma più accentuato rispetto al passato recente, il presidente Carlo Sangalli ha ricordato al governo in carica (come, del resto, fa ogni anno) cosa non è stato fatto tra le aspettative con maggior evidenza in agenda. Ebbene Sangalli ha sottolineato che negli ultimi vent’anni la pressione fiscale è passata dal 40,3 al 43,3%. Un modo fin troppo efficace per ricordare che le tasse non sono state tagliate, nè per le imprese ma soprattutto nemmeno per i semplici cittadini.

Il Forum in corso a Cernobbio è alla sua diciassettesima edizione, il che significa che da altrettanti anni i presidenti dell’associazione di categoria rammentano al governo in carica che l’esazione dovrebbe diminuire. E da 17 anni, puntualmente, il governo in carica non abbassa le tasse.

Ora sappiamo tutti fin troppo bene cosa e quali eventi hanno squassato l’Italia e una parte rilevante del mondo in questi 17 anni: doveva essere una stagione esaltante perché l’Italia aveva superato il trauma di Mani pulite e con Ciampi stava entrando nell’euro grazie ai suoi conti rimessi in riga, almeno un po’. Poi è venuto l’11 settembre, quindi le guerre “occidentali” in Afghanistan e in Iraq (di nuovo) e, last but not least, la crisi dei subprime nel 2007-2008 con successiva recessione mondiale.

Tutto vero, tutto grave, non si discute. Ma quelle due percentuali indicate, quasi di sfuggita nello scoramento della voce che urla nel deserto, da Sangalli sono impietose: non solo le tasse non sono calate, ma sono cresciute ancora di più, nonostante i drammi sociali e collettivi che la crisi mondiale si è trascinata dietro.

Gli economisti da sempre riescono a spiegare, a trovare motivi e ragioni per dire che “sì, lo scorso anno non è andata come si era previsto, ma le previsioni sono migliori...”. Ma questi professionisti sono tecnici, studiosi, esperti di analisi e algoritmi, non governano loro, ai politici offrono solo gli strumenti. Ebbene, nei 17 anni dei forum di Confcommercio, sempre sono risuonate la richieste a tagliare, ridurre, limare il peso del fisco per chi produce e per chi lavora. E per 17 anni nulla si è mosso, a Roma come nelle istituzioni locali, nessun amministratore è riuscito o ha potuto mettere mano per far sì che il Sangalli di turno l’anno successivo potesse dire: «Finalmente ci hanno ascoltato, la pressione fiscale si è abbassata e sarà così anche nei prossimi anni».

Diciassette anni di crisi e guerre, 17 anni di fisco sempre più vorace, insensibile anche verso chi aveva perso il lavoro, l’azienda, o combatteva per salvare l’uno o l’altra. Anni di annunci su spese tagliate, tassi ridotti, burocrazia più snella, illegalità superate per non parlare di evasione tributaria recuperata. Ma anni in cui nessuno ha visto la propria aliquota Irpef ridursi (se non per i salari che si sono abbassati se non spariti) o l’Irap o l’Ires abbassarsi, anzi le ha viste impennarsi. Potrà essere questa la volta buona, purché non si limi da una parte per far ritoccare il tributo da un’altra, potrà essere questa diciassettesima primavera del forum sul lago di Como latrice del primo effettivo taglio delle tasse?

© RIPRODUZIONE RISERVATA