Ripicche e poltrone
Un teatrino indegno

Continuiamo così, facciamoci del male. La celebre battuta nel film “Bianca” di Nanni Moretti si adatta perfettamente a quel che sta accadendo in Comune a Como. Se nella pellicola del 1984 l’interlocutore di Moretti non aveva ben chiaro cosa fosse la torta Sacher, qui c’è qualcuno che (ancora) non ha ben capito cosa vogliono i comaschi dagli amministratori locali: che lavorino, guarda un po’. E che magari pensino al bene della città, non a squallide beghe di partito o a contendersi una poltrona in più. Ma per certi politici (politici?) la priorità è conservare il proprio minuscolo pezzetto di potere, il resto è secondario. E allora continuiamo così, facciamoci del male. Avanti con questo teatrino indegno.

Il sindaco Mario Landriscina aveva parlato di una politica che deve recuperare credibilità, commentando l’affluenza ai minimi termini alle elezioni comunali. Invece ora fa di tutto per convincere anche il più accanito sostenitore del centrodestra a mandarli tutti al diavolo. Perché dopo essersi fatto imporre buona parte della squadra di giunta dai partiti, ora ha dovuto accettare le dimissioni di due assessori (ordinate da Forza Italia) e poi si è visto costretto, otto ore dopo, a rimetterne uno nella sua squadra, per volere di un altro partito (Fratelli d’Italia, che nel frattempo aveva “acquisito” il soggetto in questione). Non è tutto, ora tocca di nuovo a Forza Italia, che reclama le sue due poltrone in giunta e probabilmente imporrà al sindaco di richiamare l’altro assessore dimissionario, Amelia Locatelli, e di indicare un secondo nome, scelto ovviamente dalla segreteria del partito. Poi ci si chiede perché viene da sorridere quando Landriscina dichiara di non essere ostaggio dei partiti. E pensare che potrebbe essere proprio il sindaco ad avere il coltello dalla parte del manico, in virtù di una legge che gli consente di dire: o con me o tutti a casa. Ma il Mario Landriscina decisionista che guidava il l 118 sembra solo un lontano ricordo. Chi si aspettava uno scatto d’orgoglio almeno ieri, per evitare la farsa, è rimasto deluso. Proverà a uscire dall'angolo nelle prossime ore?

Detto del primo cittadino - che non ha mai fatto nemmeno il consigliere di circoscrizione e si ritrova per la prima volta a ricoprire un ruolo difficilissimo, questo va detto - c’è da piangere anche osservando il “capolavoro” di Forza Italia. Un partito moribondo e reduce da una figuraccia come la sconfitta alle recentissime elezioni provinciali pensa di dare un segnale di esistenza in vita facendo dimettere due assessori del capoluogo e regolando qualche conto al proprio interno (sì, la solita guerra tra “rinaldiniani” e non). I vertici schiumano ancora di rabbia, si dice, per non aver ottenuto la poltronissima di Acsm-Agam, finita a un fedelissimo del sindaco, e per lo scherzetto di qualche leghista proprio in occasione delle elezioni provinciali (non tutti gli esponenti del Carroccio sono andati a votare per il candidato del centrodestra, Pierluigi Mascetti).

Infine c’è Fratelli d’Italia, che fa campagna acquisti - il manovratore è quella vecchia volpe di Alessio Butti, uno che fa politica da quando aveva i calzoni corti, e si vede - tanto da poter contare oggi su due assessori, due presidenti di commissione, e cinque consiglieri. Lo stesso peso di Forza Italia, che però alle elezioni aveva ottenuto l’11% contro il 4,6 di Fratelli d’Italia. E forse le bocche cucite dei vertici forzisti si spiegano anche con un certo imbarazzo per questi numeri.

Pettignano? Non l’abbiamo dimenticato, ma di fronte a un cambio di partito nel giro di poche ore c’è poco da commentare. Vedremo se con la nuova maglia improvvisamente saprà rimettere in sesto i cimiteri e risolvere lo scandalo del forno crematorio.

Sintesi: i partiti si scannano, il sindaco subisce, gli assessori cambiano casacca. I comaschi osservano attoniti.

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