Se la lotta ai violenti
diventa una farsa

Questo paese è imbattibile in uno sport: trasformare le cose serie in farsa. E viceversa. Il caso della sicurezza negli stadi, che di per sé sarebbe una cosa serissima, si sta lentamente trasformando in comica. Anche se non ci sarebbe molto da ridere. Ormai chi di dovere si è avvitato una complicatissima, indecifrabile e, diciamolo, ridicola strada: quella delle sanzioni per i cori.

Da giorni leggiamo che fantomatici comitati di inchiesta si riuniscono lungamente per decifrare se un coro sia di “discriminazione territoriale” o meno. Tanto perché lo sappiate, ieri i cervelloni della Corte di Giustizia Federale erano riuniti attorno a un tavolo per una importante missione: stabilire se il coro «chi non salta un sannita di m... è» fosse o meno di discriminazione territoriale. Parrebbe di no. Nessun dubbio, invece, su «Senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani»: lo è. La seduta è tolta.

Ma vi pare possibile? In Italia è così: quando parte l’embolo, è finita. Volete un esempio di cosa stiamo dicendo? Facile. Juventus-Napoli: i tifosi della Juventus fanno i cori contro gli avversari, quelli del Napoli buttano una bomba carta all’interno dello stadio facendo quattro feriti. Risultato: curva della Juve chiusa due turni e ore di dibattito in tv parlando di criminali senza cuore. Il Napoli? Una multa e una notiziola a fondo tg. Ora: quale vi sembra il comportamento più grave, nello specifico? Eppure non c’è niente da fare, oggi vanno di moda i cori. Accoltellate pure qualcuno vicino allo stadio (è successo a Como-Inter 15 mesi fa: avete per caso sentito di sanzioni?), ma per carità non fate un coro, potrebbe costarvi caro.

L’Italia è quello strano Paese in cui, per fare la guerra a chi usa i coltelli allo stadio hanno vietato gli striscioni, le bandiere, i tamburi, i fumogeni e, ora, i cori. Strana strategia. In Inghilterra si sono limitati a mettere in galera chi sbagliava. Punto.

L’argomento ci riguarda da molto vicino. E riempie il giornale di oggi. Nei campionati dilettanti, multe e sanzioni a grappolo. Al Como hanno chiuso la curva, su un terreno dove la sensazione è che la legge non sia uguale per tutti. Noi continuiamo, infatti, a sentire certi cori in tutti gli stadi, con decisioni diverse a seconda della capacità di udito di chi è lì con il “corometro”.

A Como i tifosi se la sono cercata con una provocazione chiara, ma sorge il sospetto che vietare l’ingresso allo stadio finirà per creare ulteriore tensione. E non manca pure Cantù: multata per un coro che la società dice di non aver sentito assolutamente, portando la videocasetta della partita come prova. Respinti con perdite.

Che la battaglia per l’educazione negli stadi sia una buona causa, non ci piove, Nutriamo solo fortissimi dubbi che la strada di ascoltare i cori e dare multe a seconda degli insulti più o meno territoriali, sia quella giusta. Mentre le notizie di scontri o violenze restano confinate in un angolino.

Peccato che, tornando al Como (coraggioso nella sua posizione intransigente, assunta anche per dare un segnale alla Lega), l’episodio rischi di rovinare il clima attorno alla squadra. Ma questo è un altro discorso.

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