Svizzera: ricchi
famosi ed evasori

L’evasione fiscale è uno dei reati più riprovevoli alla coscienza civile. Chi froda il fisco, commette una delle illegalità più bieche, che altera alcuni principi fondamentali della convivenza civile. Gli evasori non soltanto ricavano un vantaggio economico, trattenendo indebitamente una quota di guadagno (e/o di ricchezza), ma scaricano sui loro concittadini onesti l’onere di garantire alla casse dello Stato le risorse necessarie per garantire i servizi necessari all’intera collettività: scuole, ospedali, strade, e così via.

Coloro che non pagano le tasse, o pagano meno del dovuto, impongono agli altri

cittadini di provvedere anche per loro. Nel nostro beneamato Paese l’evasione fiscale è un vizio antico e radicato. Un tipo di reato che raggiunge vette altrove sconosciute e che - aspetto quanto mai grave - non viene sanzionato abbastanza dalla riprovazione sociale. All’opposto, gli evasori godono di una sorta di condiscendente accettazione sociale.

Per questo insieme di motivi la scoperta di santuari dell’evasione risulta ancor più odiosa alla coscienza civile. Che molte banche svizzere siano un rifugio privilegiato per coloro che frodano il fisco del paese di appartenenza è noto. Il sistema bancario svizzero è geneticamente articolato in modo tale da attrarre anche capitali di dubbia provenienza. Storicamente le banche elvetiche hanno opposto - al riparo di leggi ad hoc - una tenacissima resistenza ai tentativi di capire come venissero convogliate le enormi masse di denaro provenienti da tutto il mondo. Il “segreto bancario” è stato da sempre un argine invalicabile per le magistrature di ogni paese, messe nella impossibilità di perseguire reati anche gravissimi. Non è, infatti, una novità, che una parte consistente di denaro sporco passa attraverso le banche (e quelle svizzere non sembrano aliene dal farlo) per essere “ripulito” sotto gli occhi semichiusi e con la connivenza dei banchieri. Una illegalità legale che gode di appoggi fortissimi e che, di conseguenza, non si riesce a spezzare nonostante i danni gravissimi che essa produce nel tessuto connettivo economico e civile.

Ma i tabulati resi pubblici dal network statunitense ICij (International Consortium of Investigative Journalism) hanno messo in luce una realtà ancor più sgradevole: tra i circa centomila correntisti di banche svizzere - ben celati con codici segreti - vi sono nomi notissimi all’opinione pubblica internazionale. Nemmeno questo fenomeno sorprende, poiché non è certo la prima volta che si scopre che un “bel nome” (ironia della sorte) va a nascondere i suoi soldi per sottrarli al fisco.

Colpiscono, nella vicenda della banca privata Hsbc, sia la dimensione del fenomeno - 100 miliardi di dollari -sia la varietà dei soggetti coinvolti: regnanti, attori e cantanti famosi, sportivi celebratissimi. È proprio la categoria dei “ricchi e famosi” quella che fa più inorridire, fino a generare un comprensibile ribrezzo.

Il tifoso accanito di un Fernando Alonso o di Valentino Rossi cosa deve pensare, scoprendo che persone alle quali ha arriso il successo non hanno saputo resistere alla tentazione di evadere il fisco? Di fronte a questi esempi di stupida immoralità, di squallido cinismo, di inconcepibile ingordigia, quale può essere il giudizio della pubblica opinione? Desolatamente si deve concludere che i valori morali - una della basi essenziali della convivenza civile - si sfarinano sempre più spesso come neve al sole di fronte alla cupidigia generata dalla potenza del denaro. Con buona pace dei sorridenti messaggi che alcuni “ricchi e famosi” lanciano in patinate pubblicità (lautamente retribuite) o affidano agli schemi televisivi.

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