Villa Olmo la chiave
del nostro futuro

Quasi 55mila visitatori, in meno di sei mesi. È il record di Villa Balbianello, un successo da celebrare e da appuntarsi al petto con orgoglio (complimenti al Fai) ma anche una notizia che dev’essere da sprone per il capoluogo. Se parliamo di turismo, e in particolare di ville e giardini, la città ha molto da imparare. L’esempio è a pochi chilometri di distanza e va colto. Subito.

In un territorio che, come abbiamo ripetuto fino alla noia, non può più vivere (solo) del pur importante settore tessile, sembrano esserci poche alternative: il turismo è la carta vincente per il nostro futuro. Villa Erba, la Sucota e Villa del Grumello rappresentano un nucleo da valorizzare, ma non spiccheranno il volo finché non crescerà la “sorella maggiore”. Villa Olmo, certo, croce e delizia dei comaschi.

Polemiche sulle mostre a parte, l’edificio di Simone Cantoni oggi è pieno di pecche. E bene ha fatto il Comune a puntare sulla riqualificazione del comparto come progetto-simbolo da presentare a Cariplo; scelta premiata dalla fondazione, che ha elargito un maxi finanziamento. A breve scatterà la prima fase del cantiere, per tirare a lucido la villa, i giardini e le serre, poi toccherà alla creazione di un orto botanico.

Possiamo stare tranquilli, verrebbe da dire, visto che - per una volta - i soldi ci sono. Vero, tuttavia sarà il caso di non abbassare la guardia e di chiarire che non potremo “accontentarci” di una villa e di un giardino splendenti. Servirà anche un lavoro, non semplice ma altrettanto importante, di promozione e di gestione di questo gioiello.

Non basta, men che meno in una società come quella di oggi, avere qualcosa di bello da mostrare. Bisogna farlo sapere, attrarre visitatori e non deluderli. Un concetto, guarda caso, sottolineato proprio ieri su questo giornale dagli albergatori comaschi: «Facciamo in modo - hanno detto - in sintesi - che il milione di persone in arrivo a Como nei sei mesi di Expo trovi dei motivi per tornare qui nei prossimi anni e parli bene di noi». In questo senso, e il cerchio si chiude, realtà Villa Balbianello e Villa Carlotta sono esempi chiarissimi. Difficile, infatti, trovare qualcuno che non assegni il massimo dei voti alle due attrazioni nella Tremezzina.

C’è un articolo che abbiamo scritto decine di volte e non vorremmo replicare; quello su Como che non è in grado di valorizzare le sue tante bellezze (tesori di assoluto valore, lo sappiamo bene).

Al Comune, quindi, per una volta facciamo una richiesta controcorrente: se necessario, si prenda qualche settimana di tempo in più per ultimare il piano su Villa Olmo, ma metta a punto una strategia di marketing moderna e un modello di gestione sostenibile, senza pasticci o invenzioni dell’ultimo secondo. Nulla s’improvvisa, men che meno la promozione turistica. L’occasione questa volta è davvero ghiotta, sprecarla sarebbe un errore imperdonabile.

Chi ha detto che la città debba restare sempre il parente povero del lago? C’è spazio per tutti. Turismo significa anche indotto, un’economia che si rimette in moto. Significa posti di lavoro. Spetta a Como dimostrare se ci crede davvero oppure preferisce continuare a lamentarsi e osservare, quasi con fastidio, la folla di visitatori all’ingresso di Villa Carlotta o sul lungolago di Menaggio.

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