«Crocifisso in classe
No al referendum»

«La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche è importante. Non si tratta di un simbolo religioso, rimanda a valori fondamentali e condivisi». Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ieri pomeriggio a Como in occasione di un convegno internazionale organizzato dalla Fondazione Cometa, ha preso una posizione netta in merito alle polemiche degli ultimi giorni sulla presenza del crocifisso a scuola

COMO «La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche è importante. Non si tratta di un simbolo religioso, rimanda a valori fondamentali e condivisi». Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ieri pomeriggio a Como in occasione di un convegno internazionale organizzato dalla Fondazione Cometa, ha preso una posizione netta in merito alle polemiche degli ultimi giorni sulla presenza del crocifisso a scuola, polemiche nate dopo la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo che aveva detto no al simbolo nelle aule: «Giudico quella sentenza incomprensibile, inaccettabile e molto pericolosa - ha scandito il ministro rispondendo ai cronisti - Quella di togliere i crocifissi dalle aule è una richiesta laicista che non serve al Paese». Quanto alla decisione presa dal Caio Plinio (far scegliere ai ragazzi se il crocifisso in aula debba esserci o meno), il ministro ha detto: «Non lascerei decidere gli studenti. Semmai, chiederei a chi è contrario di farsi avanti e di spiegare le sue ragioni».
I TAGLI E LA RIFORMA Ma non è stato l’unico riferimento alla situazione della scuola lariana. La titolare del ministero dell’Istruzione si è soffermata anche sul tema dei tagli agli organici degli insegnanti e delle scarse risorse a disposizione, con i presidi che sono costretti sempre più spesso a chiedere soldi alle famiglie degli alunni: «È nota la scelta di rivisitazione della spesa fatta dal governo, ma non la si può ridurre a una mera questione di tagli. Bisogna contemperare diverse esigenze - ha aggiunto Mariastella Gelmini - per riuscire ad avere una scuola migliore». Poi, una difesa a spada tratta della riforma dell’istruzione superiore, che non slitterà (le iscrizioni sono state prorogate al 27 febbraio): «Il governo ha messo mano al tema dell’istruzione e ne sono nate riforme molto coraggiose - ha detto - Siamo partiti dalle elementari, con l’introduzione del maestro prevalente, e ora passiamo alle superiori. La riforma, in quest’ultimo caso, rappresenta un’assoluta novità, visto che è attesa da decenni nel nostro Paese. Abbiamo previsto un ammodernamento e un riordino del sistema dei licei. E poi puntiamo sul rilancio dell’istruzione tecnica e della formazione professionale. A Como - ha sottolineato il ministro - questo non può che significare tessile, design e artigianato. C’è bisogno di più istruzione tecnica e di meno corsi legati alla comunicazione».
PREMIARE IL MERITO La Gelmini ha poi parlato dell’esistenza di «un’emergenza educativa, come ha sottolineato in questi giorni il Papa. Credo - ha detto - che si debba reagire puntando sulla qualità della formazione. E per raggiungerla bisogna valorizzare i docenti che lavorano bene. Non è possibile - ha rimarcato a questo proposito - che lo stipendio di un insegnante aumenti solo in base all’anzianità. Servono degli scatti premiali, che valorizzino realmente il merito». Infine, un’apertura sul tema dell’impegno dei privati nella scuola: «Il governo non ha alcuna intenzione di privatizzare la scuola. Ciò detto, non possiamo considerare un atto eversivo il fatto che un imprenditore faccia sforzi importanti per far crescere un istituto…».
Michele Sada

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