Omicidio di via V Giornate
La verità si cerca in un marsupio

La polizia scientifica e la procura stanno cercando tracce di polvere da sparo nel marsupio di Leonardo Panarisi

Se davvero Leonardo Panarisi aveva una pistola, venerdì 9 ottobre, la teneva nell’inseparabile marsupio. Se davvero quella pistola aveva sparato ad Antonio Di Giacomo, uccidendolo, è probabile che nell’inseparabile marsupio possa essere rimasta qualche traccia. Sempre che, nel frattempo, non sia stato accuratamente lavato. Procura e uomini della squadra mobile, convinti della responsabilità di Leonardo Panarisi non soltanto nell’occultamento del cadavere ma anche - e soprattutto - nell’omicidio, attendono risposte sugli accertamenti che la polizia scientifica di Roma sta facendo sul marsupio del 52enne con casa a Tavernerio. Nei laboratori della capitale sono giunti, nei giorni scorsi, numerosi reperti legati all’inchiesta sul delitto di via Cinque Giornate: capelli trovati all’interno del furgone giallo dov’è stato nascosto il cadavere del piccolo imprenditore di Colico, tracce di sangue rinvenute nell’appartamento di Emanuel Capellato, teatro dell’omicidio, i risultati delle tamponature sulla lega del cambio e sul volante del furgone stesso. Tutti questi reperti fanno parte dell’accertamento tecnico non ripetibile richiesto dalla Procura, e per il quale sono stata informati anche i difensori degli indagati (oltre Panarisi e Capellato anche Davide Terraneo, indagato non per omicidio ma per favoreggiamento personale di uno dei due presunti assassini).
La procura, però, ha chiesto anche altri accertamenti a cominciare dalla verifica della presenza di particelle di polvere da sparo all’interno del marsupio sequestrato a Leonardo Panarisi. Del marsupio ha parlato, nel corso del suo interrogatorio davanti al pubblico ministero - quello che ha convinto gli uomini della squadra mobile a far scattare le manette ai polsi del presunto esecutore materiale dell’omicidio - Emanuel Capellato. Il 38enne nella cui casa è stato ucciso Antonio Di Giacomo ha raccontato al pm Antonio Nalesso che Panarisi, quel tragico pomeriggio, aveva un marsupio. E che probabilmente lì teneva la pistola anche se - aveva detto nel corso di quell’interrogatorio pieno di buchi logici - l’arma lui non l’avrebbe mai vista. Perché quanto Di Giacomo è stato ucciso Capellato - nella sua ricostruzione - era andato al bar.

© RIPRODUZIONE RISERVATA