La Procura chiede il rinvio a giudizio
per il guru delle anoressiche

La difesa: venga assolto. Intanto si avvicina la vendita della villa che ospitava il centro. Il ricavato servirà a risarcire le parti lese

Sfuma il patteggiamento, per il guru dell’anoressia. Il pubblico ministero Mariano Fadda, nel corso della requisitoria nella penultima udienza preliminare che si è tenuta ieri a porte chiuse in tribunale, ha infatti chiesto il processo per Waldo Bernasconi e per altri sei coimputati, mentre ha dato l’ok al patteggiamento di due posizioni minori: il cuoco di SanaVita Armando Mancassola e Deanna Begliardi. Per tutti gli altri la procura ha sollecitato il processo. La requisitoria del pm si è concentrata soprattutto sulla figura di Bernasconi e sulla filosofia operativa che, ha detto il pubblico ministero, poteva essere così sintetizzata: dal lettino al lettone. Il riferimento è all’accusa più pesante ipotizzata a carico del guru ticinese, ovvero quella di violenza sessuale nei confronti delle pazienti. Una violenza per induzione, non per costrizione. L’accusa si è poi concentrata sui titoli di studio di Bernasconi, considerati fasulli. Da qui alla contestazione di truffa il passo è stato breve.
Gli avvocati Angelo Giuliano e Piermario Vimercati (legali di Bernasconi) hanno per contro chiesto il non luogo a procedere, attaccando a testa bassa l’inchiesta della procura: «I titoli di studio sono veri», hanno chiosato mostrando una laurea dell’International College di Los Angeles e certificati di validazione provenienti dal consolato svizzero. Inoltre i difensori hanno pure sottolineato la «bontà del metodo e del protocollo Bernasconi, certificata anche da due perizie fatte da professori di Padova e di Roma».
Giuseppe Sassi, il penalista che rappresenta la stragrande maggioranza delle ragazze che chiedono i danni al guru dell’anoressia, si è invece detto «totalmente d’accordo con le conclusioni del pubblico ministero».
Sul fronte del risarcimento del danno, intanto, dalla Svizzera è rimbalzata la notizia di un possibile acquirente interessato alla villa di Breganzona che ospitò SanaVita. Il giudice delle udienze preliminari, Valeria Costi, ha dato il nulla osta al procuratore pubblico ticinese a procedere alla vendita dell’edificio per 2 milioni e 600mila franchi svizzeri, soldi che dovrebbero essere utilizzati per pagare l’ipoteca e, quindi, per soddisfare le richieste delle parti lese. La sentenza è attesa per lunedì 30 novembre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA