Valanga travolge e uccide
uno scialpinista di Porlezza

Un architetto di 44 anni si trovava con due amici milanesi (che si sono salvati) a Gressoney, in Val d'Aosta, dove è stato tradito dallo sport che tanto amava: lo scialpinismo

PORLEZZA - È stato tradito da quelle montagne che amava tanto e da uno sport, lo scialpinismo, per il quale gli amici lo consideravano un grande esperto.
Massimo Comotti, architetto di 44 anni, abitava da alcuni anni a Porlezza con la moglie ed era padre di una figlia in tenera età ma, fino al 2006, era residente a Gressoney, in Val d’Aosta. E proprio qui, dove era ancora proprietario di una casa, la mattina del 31 dicembre ha trovato la morte travolto da una valanga che lo ha fatto addirittura sprofondare in un lago ghiacciato.
Comotti si trovava in compagnia di due amici milanesi, salvi per miracolo: uno è rimasto illeso e l’altro ferito (per lui una prognosi di 90 giorni).
Da quanto è stato possibile ricostruire, sarebbe stata la rottura di quella che viene in gergo definita una "placca a vento", cioè di un accumulo di neve instabile, provocata probabilmente dal peso dei tre scialpinisti coinvolti, la causa della valanga che si è staccata sotto il colle Rothorn, a oltre 2.500 metri di altitudine, a Gressoney-La-Trinitè (Aosta), causando la morte di Massimo Comotti, il ferimento del milanese Guido Rivolta, di 46 anni. Con loro c’era anche Marco Beck Peccoz, di 42 anni, residente a Milano, rimasto praticamente illeso.
G. d. V.

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