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Venerdì 29 Gennaio 2010
Il Bruni furioso va all'attacco
Stoccate a industriali e politici
Al circolo La Trave, il sindaco Bruni all’inizio ha messo nel mirino, ancora una volta, «i poteri forti della città». Ma nel suo intervento fiume, durato oltre un’ora, ha menato fendenti contro tutto e tutti. Se l’è presa con imprenditori, commercianti, politici della sua stessa maggioranza, giornali, università e persino con «il mondo della finanza e della cultura»
E pensare che al circolo La Trave si attendevano una serata tranquilla, una bella conferenza sulla città «di ieri, di oggi e di domani». Il sindaco Stefano Bruni, però, ha sparigliato le carte, scegliendo di attaccare a testa bassa. Subito. «La nostra è una città complicatissima, dove è difficilissimo fare squadra - esordisce - Troppi ragionano in modo vecchio, superato, come se Como fosse ancora quella di tanti anni fa. Imprese, finanza, comunicazione, politica, associazionismo, cultura. Si ostinano a voler restare fermi, mentre io credo che la città vada cambiata, in primis perché è cambiata la realtà produttiva. Il rischio è quello di diventare un dormitorio di Milano. La città non deve fermarsi, ma i poteri forti e i giornali non vogliono che si apra. Ci sono imprese di costruzione che a Como hanno sempre fatto tutto, per esempio. E avrebbero voluto continuare così. Ma il mondo è cambiato. Ho trovato una città drammaticamente chiusa in se stessa, che fatica a tessere rapporti, a comunicare. Se siamo gli unici a non avere la tangenziale è colpa di questa chiusura».
Molti gli esempi citati: «All’inizio del mandato il destino di Ticosa e ospedale era bloccato. Bisognava avere il coraggio di dire che, da soli, non ce l’avremmo fatta. Allora ho contattato alcuni grandi investitori per la Ticosa, una mossa che è stata mal vista, ha dato fastidio. Ma se persino l’autosilo Valmulini è stato fatto da imprese venute da fuori, vuol dire che quelle comasche non sono capaci di unirsi per partecipare e non posso farci niente». Contro gli imprenditori arrivano parole durissime: «Abbiamo la classe imprenditoriale più debole della Lombardia. In sette anni non mi hanno fatto una sola proposta, salvo l’iniziativa “ComOn”. Mai che vengano da me e mi dicano: facciamo qualcosa. Poi però criticano. Perché certa gente dell’impresa non viene in politica e ci fa vedere cosa sa fare?». Bruni si sente addirittura assediato: «Como non si vuole bene. Pur di parlar male del sindaco, si perde di vista il bene della città, giornali in primis. Ma tutti ti lasciano solo. Penso alle gelosie della politica, in consiglio c’è stata collaborazione solo nel primo mandato, questo secondo è un disastro, una fatica pazzesca. Sanno che non sarai più tu a fare la lista per le elezioni e allora se ne fregano, pensano ai problemi dei vicini di casa. In consiglio passiamo serate a discutere di nulla».
Le ultime stoccate sono per l’università: «L’Insubria ha portato qui Economia senza chiedere a nessuno e solo per evitare a 200 studenti lo spostamento a Milano, ma questa è la morte di Como». E per i commercianti: «La politica giusta è quella di lasciar le auto fuori città, chi entra deve pagare tariffe altissime per il parcheggio, con buona pace dei negozianti».
Michele Sada
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