L'uomo ripescato nel lago
Il mistero dei documenti

Como: un orologio e un anello. A più di 48 ore dal ritrovamento del corpo dall'uomo di origini orientali nelle acque dietro al tempio Voltiano, sono questi gli unici elementi in mano agli inquirenti per riuscire a identificarlo

COMO Un orologio e un anello. A più di 48 ore dal ritrovamento del corpo dall'uomo di origini orientali nelle acque del lago, dietro al tempio Voltiano, sono questi gli unici elementi in mano agli inquirenti per riuscire a identificare la vittima di quello che appare come un incidente o, ma è meno probabile, un suicidio. Eppure, per quanto accidentale possa essere la morte dell'uomo, c'è un retroscena avvolto nel mistero: che fine hanno fatto i documenti di identità? E perché nessuno si è presentato per denunciare la scomparsa dell'uomo? Pochi i dati certi dell'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Antonio Nalesso: i tratti orientali della vittima, che secondo gli inquirenti potrebbe essere un cittadino cinese; gli abiti particolarmente eleganti, alcuni firmati Armani, con il quale è stato ripescato, che fanno pensare o a un uomo di affari o a qualcuno reduce da un ricevimento di gala; la presenza di acqua nei polmoni, che lascia pensare a una morte per annegamento; l'assenza di ferite o traumi che possano far ipotizzare la pista dell'omicidio; il fatto che il corpo indossasse ancora le scarpe e il cappotto, particolare che farebbe escludere il suicidio (tutte le persone che si gettano nel lago volontariamente, sostengono le cronache, lo fanno scalzi) e infine l'assenza di portafogli e di documenti d'identità.
Proprio quest'ultimo aspetto ammanta il ritrovamento di mistero: se davvero la vittima era un uomo d'affari è strano che qualche socio, collega o conoscente non si sia fatto avanti per denunciarne la scomparsa. Com'è strano che nessuno abbia trovato i documenti dell'uomo, che secondo il medico legale era in acqua da almeno una settimana, consegnandoli poi agli investigatori.

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