Ammalati, insonni, esasperati:
sono i residenti del centro storico

C'è chi della "movida" non ne può proprio più, ma riconosce: "Non tutti i locali sono uguali"

COMO - Ammalati. Ipertesi. Esasperati. Costretti a far lo slalom tra le cene vomitate dai ragazzi nei loro portoni causa troppo alcol. Minacciati dai giovani che li prendono pure in giro per la loro insofferenza, Poveri, perfino, perché le loro case si sono deprezzate causa vicinanza bar di fracassoni e non riescono a venderle per traslocare in mezzo a un prato. Talmente angosciati dai rumori della movida che hanno deciso di fondare il primo comitato dei residenti. Obiettivo: mettere il silenziatore alle urla che ogni notte sfondano i timpani rendendo impossibile il riposo nelle loro stanze. «Per noi è un pericolo mettere la nostra faccia, ma la mettiamo, perché non se ne può più», ha detto Rosi Casati, che abita sotto al Touring. E allora eccoli lì, seduti ai tavoli della pizzeria Le Colonne di piazza Mazzini («Perchè non tutti i locali sono uguali»), pronti a criticare anche un camion che scaricava cassette in pieno giorno («Bisogna fare educazione al rumore»), decisi a salvare i giovani comaschi da quel girone di perdizione in cui finiscono da mezzanotte in poi. «Chissà cosa gli danno da bere - sostiene Giulia Parini Bruno -, per fargli pagare due euro e mezzo un mojito siamo ai limiti del metanolo. È una battaglia per la nostra salute, ma è una battaglia per la salute anche dei nostri figli e per i figli dei nostri amici». «L'altro giorno siamo tornati da una cena con amici - dice la moglie di Roberto Salvio - Arriviamo a casa, apriamo il portone, e c'erano maccheroni vomitati dappertutto. Ma secondo lei cos'hanno pensato i nostri amici, chissà dove vivono questi qui. Penso che anche il titolare del Pomodorino è disperato perché quando arriva a casa stravolto vuole dormire e invece i rumori lo fanno dannare».

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