Lungolago come Gardaland
Lo scandalo della pietra finta

Pannelli in finta pietra di Moltrasio che rivestono in più punti il cemento armato: come è potuto accadere?

COMO - In cantiere non si può entrare e, com'è già accaduto per il muro, il progetto paratie è un po' come le confetture Arrigoni: da comprare a scatola chiusa. Il problema è che le sorprese negative non mancano e si rivelano tali soltanto quando ormai il danno è fatto. L'ultimo, in ordine di tempo, sono i pannelli in finta pietra di Moltrasio che rivestono in più punti il cemento armato. Un conto è sapere che li metteranno, un altro è vederli in opera: più che il lungolago di una città storica, al tatto e soprattutto alla vista sembra un angolo di Gardaland o le brutte riproduzioni di Las Vegas, dove in assenza dell'originale si sono inventati il mega hotel "Bellagio".
Una constatazione da semplice cittadino, che si chiede giustamente come sia stato possibile che una scelta del genere sia stata concepita, avallata da fior di tecnici (ci riferiamo a Comune, Amministrazione Provinciale, Regione, Sovrintendenza ai beni paesaggistici) e poi realizzata sotto l'occhio vigile di ben pagati funzionari pubblici. Ma nessuno si è accorto che con Como quei pannelli non centrano nulla? Qualcuno, per la verità, il problema l'ha sollevato. Ci riferiamo alla Commissione paesaggio del Comune di Como, il cui presidenteFulvio Capsoni in conferenza di servizi (le riunioni tecniche a cui partecipano tutte le parti in causa) aveva denunciato l'obbrobriosa decisione. «Abbiamo messo i pannelli - s'è sentito rispondere dai tecnici responsabili dell'opera - poiché è impossibile avere il materiale originale». In effetti le cave della pietra di Moltrasio si stanno esaurendo, ma lo stesso Capsoni s'è recato personalmente a Faggeto e verificato che pur in presenza di un ordinativo consistente la cava locale avrebbe provveduto a fornire tutta la pietra necessaria. Torniamo allora alla domanda iniziale: come un simile scempio è potuto accadere? Se è vero che i progettisti iniziali e il direttore di cantiere possono aver avvallato questa scelta (teniamo conto che i pannelli costano assai meno della pietra naturale e perciò il risparmio è notevole) com'è possibile che nessuno di coloro che hanno approvato il progetto abbia contestato la scelta e impedito il disastro?
Anche in questo caso ci sono dei distinguo. Sempre dalle carte emerge che anche l'architetto Giuseppe Cosenza, dell'Amministrazione Provinciale, aveva sollevato più di un dubbio, chiedendo persino una risposta ufficiale, che gli era giunta con una comunicazione del Comune di Como, che a sua volta si rifaceva al parere della stessa Amministrazione Provinciale, settore ecologia. «Il materiale richiesto non è disponibile nel quantitativo e nella tempistica richiesta» il nocciolo che era scritto. Ma anche se così fosse realmente (e nei prossimi giorni verificheremo di persona, approfondendo la questione), fra il materiale originale e il pannello artefatto in stile Gardaland esiste tutta una gamma di soluzioni che persino l'architetto più sprovveduto può fornire. Ad esempio ricorrere a un altro tipo di pietra, simile a quella di Moltrasio (detta anche "marmo nero") e sempre ricavabile da estrazioni in provincia di Como o comunque a pietre naturali di pregio, com'è giusto che sia per un lungolago che deve essere il fiore all'occhiello di Como.
Giorgio Bardaglio

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