Le... pissoir d'Italie (di A. Brunialti)

COMO - Ah, l'imperturbabile flemma dei britannici che possono limitarsi a esclamare, caricando la pipa e inarcando un sopracciglio, «pare che piova», con quella formula dubitativa che minimizza l'ovvio. Ah, l'animo poetico del Vate, che si godeva le gocce su le tamerici salmastre ed arse, correndo di fratta in fratta assieme a Ermione, or congiunti or disciolti.
Invece noi siamo tutti come Obelix e abbiamo paura di una sola cosa: che il cielo ci cada sulla testa. E corriamo veloci per le vie del centro domandandoci perché, perché in nome di Dio, quando si è riprogettata Como non si è pensato a fare portici, portici ovunque, come a Bologna, che non ti bagni mai? Invece qui tocca farsi coraggio e lanciarsi in mezzo alla strada, unico ostacolo l'ombrellaio, che ti si frappone immediatamente davanti con gli occhi spiritati, il capo avviluppato in un velo di plastica. Una figura che, un tempo, si associava a quelle, altrettanto evocative, dell'arrotino, dello spazzacamino e del magnano. Oggi ha gli occhi sconcertati di un senegalese che annaspa proponendoti la merce. Affaroni, almeno per lui? No: il comasco, inguaribilmente ottimista o forse semplicemente gnucco, ama uscire comunque senza ombrello e rifiuta con decisione di acquistarne uno al giorno. Riparandosi, poco, sotto qualche cornicione (mai, a Como, una tettoia decisa o almeno un po' pronunciata), si socializza con signore che snocciolano una novena di ovvietà sulle mezze stagioni - perdiana, questa è davvero una mezza stagione, più di così - di non si sa più come vestirsi, di figli con la pleurite e nipoti che, poverine, dovevano andare al mare questo week-end, invece... E comunque magari non partivano: c'è il vulcano. Ma allora è vero: il cielo ci sta cadendo sulla testa. E i poveri turisti... Tre francesi, dal tavolo di una trattoria, commentano sconsolate: «Partiamo domani e non c'è stato un solo giorno bello». «Mad'moiselles, non sapevate che siete arrivate dans le pissoir d'Italie?». No, non lo sapevano. A loro avevano raccontato solo del lago e, accidenti, tra un po' se lo ritrovano tra i piedi: le insegue esondando dai tombini e allagando quasi tutto il centro. Una domanda nasce, anzi, sgorga spontanea: ma quando il cantiere infinito delle paratie sarà terminato, è vero che tutto questo non succederà più? Può essere anche se sembra, sempre di più, la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione.
Alessio Brunialti

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