Fiamme tra i disperati, un ferito
Immagini choc dell'ex Lombarda

Fiammata improvvisa, il volto prende fuoco, l'amico prende un cencio e tenta di salvarlo. Dramma in via Castellini, tra i locali di una vecchia stamperia che nessuno vuole risistemare

COMO - La cucina è una sudicia e umida stanzetta con quattro pentole e un bottiglia di alcol ormai vuota abbandonate al proprio destino. La mezzanotte è passata da poco, nella gocciolante ex tintostamperia Lombarda di via Castellini, in zona caserme. Ramzi, Achraf e un terzo amico si stanno facendo da mangiare, incuranti del puzzo di urina e dei mucchi di spazzatura in ogni dove. La serata è umida e ravvivare la fiamma Ramzi decide di gettare un po' di alcol sulla carbonella. La fiamma è tanto ovvia quanto improvvisa: il volto di Ramzi prede fuoco, Achraf urla dal dolore, il terzo amico prende un cencio e copre il viso agli amici, salvandoli. Quindi chiama il 118.

Ramzi Nheri, nato in Tagikistan 34 anni fa e ufficialmente residente a Cantù, ma di fatto senza fissa dimora, viene ricoverato con ustioni del primo e secondo grado al volto e a una mano in condizioni serie, anche se non in pericolo di vita. Il tunisino Achraf Hamami, 25enne irregolare (e per questo pure arrestato per la legge Bossi-Fini), riporta ustioni giudicate guaribili in una quindicina di giorni. Il terzo amico, in regola con il permesso di soggiorno, è illeso. Oltre alle ambulanze del 118, nelle rovine della fabbrica dismessa, ritornata a essere il rifugio dei disperati - al pari dei capannoni dell'ex azienda di viale Innocenzo, dietro al Blockbuster - soprattutto dopo la chiusura del dormitorio del Comune (che ospitava almeno uno dei tre immigrati protagonisti, loro malgrado, dell'incidente di ieri notte), sono intervenuti pure i vigili del fuoco e gli agenti della squadra volante della questura di Como.

Sono loro che hanno dovuto constatare la presenza di giacigli in quella che, fino a quindici anni fa, era una rinomata azienda tessile e che oggi è solo una piaga a cui nessuno sembra trovare una soluzione.
Da questo edificio pericolante di clandestini - ma non solo - ne sono passati. Lo testimonia la montagna di bottiglie di plastica consumate e abbandonate, le scarpe e i vestiti lasciati da chi probabilmente se n'è dovuto andare di corsa dal miseria hotel. Ai piani superiori di questo edificio semidiroccato un calendario dice che la storia si è fermata nel 1994. Dopo è cronaca da dimenticare. Vite di donne, uomini e bimbi invisibili. Bimbi piccoli che indossavano scarpine da ginnastica con impressa l'immagine di Titti l'uccellino, o più grandicelli che alla Lombarda hanno abbandonato un paio di Canguro da ginnastica e un giochino di plastica, raffigurante un supermercato. Il 9 maggio il Comune di Como, a dispetto di un meteo che ha fatto ripiombare città e provincia in autunno, ha chiuso il suo dormitorio. E la Lombarda è tornata a riempirsi di improvvisati giacigli.

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