"Valduce ospedale della città"
A settembre aprirà l'autosilo

Via Dante, il nuovo posteggio multipiano costruito sopra le antiche terme romane sbloccherà nuovi interventi sulla struttura ospedaliera. In arrivo un nuovo pronto soccorso, nuove sale operatorie e stanze per la degenza

COMO - Settembre 2010: potrebbe essere un mese da annali storici per la sanità a Como, salvo complicazioni (detto per scaramanzia). L'ospedale Sant'Anna si trasferisce dal comparto San Carpoforo - Santa Brigida e inizia l'attività del XXI secolo a sud della città; sarà inaugurato l'autosilo di viale Lecco a servizio dell'ospedale che rimane in Como e attiva progetti di sviluppo sull'area di via Dante e via Garovaglio liberata dalle auto. È l'ospedale Valduce, di proprietà della Congregazione delle Suore infermiere dell'Addolorata, 260 posti letto, 15.000 ricoveri ogni anno, 20.000 accessi in pronto soccorso, 360.000 prestazioni ambulatoriali. Sono i «grandi numeri» dell'unico ospedale classificato lombardo, cioè equiparato al pubblico, con il Fatebenefratelli di Erba, come ha sottolineato il direttore generale del Valduce, Nicola De Agostini, al recente convegno organizzato dall'Ipasvi, il Collegio Infermieri di Como, presieduto da Stefano Citterio, che ha voluto mettere a confronto strutture, uomini, problemi ed integrazioni di una situazione unica in Italia.

È quella comasca che, per ragioni secolari, vede una sola azienda ospedaliera pubblica e diverse private, ancorché dedicate al servizio pubblico. Il Valduce «è il vero no profit», ha sottolineato De Agostini al convegno e, riprendendo i programmi illustrati dal direttore generale dell'Azienda ospedaliera Sant'Anna, ha offerto la «disponibilità totale della struttura sanitaria di via Dante per attenuare l'impatto che dovesse verificarsi nel corso del trasloco del Sant'Anna». Cioè, se insorgessero problemi di ricoveri o disagi di vario genere,  il Valduce tende la mano. Non l'ha detto per fair play, né perché le suore dell'Addolorata, tutti i giorni, applicano la lezione di madre Giovannina Franchi, valore aggiunto a quella del Vangelo. Bensì, perché la linea della sanità comasca è quella della sinergia: lo ribadisce De Agostini, illustrando le prospettive.

«Obiettivamente, il cantiere dell'autosilo ha subito ritardi, per la complessità e la delicatezza dell'operazione su un'area archeologica di interesse nazionale - afferma - ma a settembre, la struttura sarà pronta. L'area che si libera sarà destinata al nostro dipartimento d'emergenza: il nuovo pronto soccorso, sale operatorie, stanze di degenza». L'iter è in corso e il progetto prevede anche ortopedia e traumatologia d'urgenza e leggera: ora ricade tutta sull'ospedale Sant'Anna, a parte gli interventi specialistici di Villa Aprica. È un particolare non ancora portato a conoscenza: ortopedia e traumatologia in Valduce? «Le alte competenze e gli interventi maggiori rimangono al Sant'Anna - precisa De Agostini - ma riteniamo di offrire un servizio alla città attrezzandoci per gli interventi cosiddetti minori». Non significa banali e certamente sono tutti importanti per chi li subisce, ma è il concetto di «ospedale in città» che il direttore generale ribadisce, forte di un'esperienza di ben 49 anni nella sanità comasca, un ospedale a misura dell'area urbana. L'investimento previsto è tra i dieci e i quindici milioni di euro; nessuna attività, nel frattempo, sarà interrotta o fermata, tantomeno gli interventi chirurgici.

Ed è sugli aspetti finanziari che De Agostini si sofferma, ipotizzando un contributo regionale tratto dai fondi dell'edilizia ospedaliera, proprio perché si tratta di ospedale classificato, proprietà e gestione di una delle pochissime congregazioni religiose che ne assicura la continuità e che verosimilmente ha resistito alle avances di gruppi privati, interessati sia alla struttura di Como, sia a quella di Costamasnaga, 89 posti letto. Gli investimenti in tecnologie e competenze professionali non hanno mai avuto sosta, ma ora sembra prossimo il decollo del nuovo progetto di cui si parla da qualche anno, ma per essere realizzato, ha dovuto aspettare i tempi della costruzione dell'autosilo. Il tempo inclemente dell'inverno e della primavera non ha certo accorciato i tempi, ma il «taglio del nastro» è vicino.
Maria Castelli

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