Il Como, l'eredità e i protesti
La storia di mister X

Avventure e disavventure dell'annunciato futuro presidente del Calcio Como, Raffaele Ciuccarello. Dai fallimenti alle promesse mancate, l'altra faccia dell'uomo della speranza

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I suoi vicini delle case popolari di via Moncrivello a Torino lo ricordano allegro e fischiettante mentre trasformava il giardino condominiale in un gioiellino botanico. I suoi padroni di casa di allora, l'alter ego piemontese dell'Aler, lo associano a ricordi meno bucolici e più veniali: 30mila euro di affitti arretrati non pagati. La relazione del neo-proprietario del Calcio Como Raffaele Ciuccariello con i soldi sembra più platonica che reale. Perché a parte la leggenda su una generosissima eredità da 600 milioni di euro provenienti da un misteriosissimo parente del già misterioso mister X che ha tentato - ma fallito - la scalata al Torino, la vera storia dei suoi affari non sembra costellata di successi.
«Lui continua a comportarsi da uomo pieno di soldi, ma finora tutti i progetti annunciati non si sono mai conclusi» racconta Nicolò Zancan, il cronista del quotidiano La Stampa che agli inizi dello scorso anno si mise alle calcagna dell'aspirante futuro patron del Toro. Il dossier personale di Ciuccariello, gelosamente custodito nella banca dati della Camera di Commercio, non sembra quello di un milionario. È vero che numeri e burocrazia non necessariamente raccontano la verità, eppure la cronologia appare impietosa. Tra giugno e luglio dello scorso anno, quando ormai la storia dell'eredità era stata digerita dagli appassionati della dinasty dell'uomo di Lucera (Foggia), Ciuccariello si è visto protestare un paio di volte per emissione di assegni a vuoto. Nulla di paragonabile alle cifre da capogiro della ventilata eredità: il conto non pagato si aggirava attorno ai 13mila euro. E ancora: delle sei società in cui ha ricoperto incarichi o ha detenuto quote due sono fallite, l'ultima delle quali (la società di vigilanza privata Mdiv Service srl) travolta dal dissesto neppure quattro mesi fa.
Storia tormentata, quella che lega l'affollata famiglia Ciuccariello alle investigazioni private. Correva l'anno 2006 quando Norbert, ultimogenito e figlio prediletto del capostipite, avrebbe iniziato a interessarsi alla creazione di una sorta di polizia per conto di sua maestà. Una storia raccolta in un fascicolo d'inchiesta aperto dalla procura di Torino per truffa, accusa e indagine poi archiviate. Norbert si sarebbe messo in contatto con una decina di guardie giurate torinesi dicendo loro di aver ricevuto l'incarico dai Savoia di formare una polizia parallela, una sorta di squadra speciale per proteggere i reali in Italia. È in questa occasione che si trova la prima traccia della fantomatica eredità da 600 milioni di euro: «Ne parlava già allora», racconta uno degli agenti privati che avevano fatto partire l'inchiesta. Inutile dire che della polizia in salsa savoiarda non s'è fatto più nulla, anche se la passione di Ciuccariello per i body guard è rimasta, visto che nella sede del Calcio Como, in occasione della sua presentazione ufficiale, è arrivato con la scorta che - forse - voleva destinare al re.
Il rapporto con la monarchia è pure costato a Raffaele un litigio mai sanato con uno dei figli, Giuseppe: «Se davvero ha tanti soldi, speriamo che mi dia una mano» aveva commentato sulle righe de La Stampa quando il padre era in predicato di comprarsi il Torino. Di stampo decisamente più filo monarchico il prediletto Norbert, che era riuscito a battezzare un suo locale - fallito - "Il paradiso dei regnanti".
Tra dissesti, protesti e affitti da pagare, sembra che mister Ciuccariello si sia lasciato alle spalle una scia di piccoli debiti e musi lunghi, piuttosto che affari e successi: «Il problema - racconta ancora Zancan, riportando i mugugni raccolti tra chi ha avuto rapporti d'affari con l'annunciato nuovo patron del Como - è che i suoi soldi non li ha visti nessuno». Non li hanno visti quelli del Torino, ma neppure i proprietari del Foggia, che con il loro conterraneo erano arrivati a firmare una sorta di precontratto la scorsa estate prima che tutto - guarda un po' - naufragasse. E non si sono visti neppure lontano dai campi di calcio, come testimonia l'annuncio datato maggio 2009, quando l'uomo della fantomatica eredità convocò i giornalisti per presentare il suo nuovo investimento: un'area dismessa ad Airasca, alle porte di Torino, in cui aprire un potpourri composto da bar, ristorante, supermercato, piccola sartoria, agenzia di investigazioni private e la più grande discoteca all'ombra della Mole. «Il tempo è galantuomo», ebbe modo di dire l'ereditiere. È passato un anno. E ad Airasca ancora nessuno balla.
Paolo Moretti

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