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Mercoledì 16 Giugno 2010
Senza stipendio né pensione
A rischio centinaia di comaschi
Lettera di industriali e sindacati ai parlamentari lariani: "Con la manovra finanziaria chi è in mobilità rimane senza copertura". Nella provincia di Como sarebbe a rischio il 40% dei lavoratori in mobilità
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«Non è la prima volta - sottolinea Porro - che imprenditori e sindacati condividono un problema e vanno insieme alla ricerca di soluzioni. È un metodo importante, che può dare risultati significativi». La manovra è appena stata pubblicata: forse Como è fra le prime in Italia ad attivarsi per segnalare il disguido che potrebbe diventare grave disagio.
«In effetti, siamo stati tempestivi, in modo che i parlamentari comaschi segnalino subito al Governo la necessità di una modifica alla disposizione. I datori di lavoro hanno già fatto la loro parte - continua il vicepresidente - i casi di esuberi aziendali sono gestiti, si esaminano le singole situazioni, in modo che il lavoratore sia penalizzato il meno possibile». Chi è più vicino alla pensione, va in mobilità prima di un giovane lontano dal maturare i diritti al pensionamento. Infatti, avrà vita più difficile il giovane che perde il lavoro, se gli finiscono gli ammortizzatori sociali e se non trova un'altra occupazione. Per questo, l'azienda lo trattiene. Ma chi pagherà i mesi, dodici mesi, in attesa della “finestra” d'uscita? «La manovra fissa un tetto di diecimila mobilità escluse dalla modifica sul sistema pensionistico e delle finestre - afferma Alessandro Tarpini - ma tutti gli altri, 80.000 - 100.000 in Italia, che cosa fanno? E nel comasco, si ipotizza che molte centinaia dei 5.000 circa lavoratori in mobilità saranno nei guai. È vero: noi, Confindustria e gli altri sindacati sulla manovra abbiamo posizioni molto diverse e in qualche caso opposte, tant'è che abbiamo proclamato lo sciopero generale il 25 giugno. Ma sul punto siamo tutti d'accordo: si creerà una situazione molto pericolosa, le crisi aziendali rischiano di non poter più essere gestite, saranno licenziate persone giovani e saranno tenuti gli anziani in azienda».
Gli interventi dolorosi, molto dolorosi sono strutturali, nella manovra.« Bisogna dar risposte alla gente che è anche molto disorientata. Per questo, abbiamo scritto la lettera, almeno per far chiarezza», aggiunge Tarpini. Allarme? «È una questione importante e delicata - sostiene Fausto Tagliabue, Cisl - Il rischio è quello di non poter più gestire gli esuberi. Adesso, su base volontaria, viene chiesto ai lavoratori, se hanno più di 50 anni, di accettare la mobilità e questo strumento è stato usato per decine e decine di casi». Ma se si chiede ad un lavoratore di accettare la mobilità per arrivare al pensionamento e poi dovrà allungare di mesi l'accesso alla pensione, dirà di no. Chi accetta un «buco» di sei mesi e anche di più, un “buco” senza soldi? «Accettano di essere messi in mobilità, perché poi vanno in pensione - ribadisce Tagliabue - ma se passa la disposizione della Finanziaria, il lavoratore dirà di no. L'alternativa è il licenziamento». Il problema dell'accesso alla pensione un anno dopo aver maturato il diritto è generale, come indica la manovra: un anno di contributi è, in sostanza, regalato all'Inps, perché è un anno in più di lavoro. Però, non manca lo stipendio. «La previdenza non è toccata», ha assicurato il Governo. Infatti: non l'ha toccata. L'ha tagliata di netto.
Maria Castelli
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