Erba, alla nuova biblioteca
adesso manca solo un nome

I candidati principali sono il professor Mario Terzoli, lo scrittore Giuseppe Pontiggia e il primo ideatore della biblioteca Corrado Dugo. Lascia la tua preferenza nel nostro sondaggio

ERBA - Non invecchia il preveggente “Nomen omen” dei latini in fatto di suggestione per gli uomini e le loro opere.
E partire con una suggestione positiva da associare alla biblioteca di Erba sta mobilitando comitati e gruppi attorno ora a questo ora a quel nome. La principale rosa di candidati per dare un titolo alla nuova sede di via Joriati è composta dal professor Mario Terzoli, lo scrittore Giuseppe Pontiggia e Corrado Dugo, che della biblioteca erbese fu il primo ideatore. Ma si sono fatti anche i nomi di Ezio Frigerio, scenografo da Oscar che vive tra l'Italia e gli Stati Uniti, e Giampiero Neri, fratello di pari fama internazionale in campo poetico del Pontiggia prosatore.
Secondo il sindaco, è stato avanzato addirittura il nome di un podestà di Erba durante il ventennio mussoliniano, Alberto Airoldi, in questo caso presumibilmente citato per i suoi meriti da poeta dialettale e cofondatore del Licinium.
Per ora, ad avanzare una raccolta di firme ufficiale è Rosella Spinelli, presidente del Premio Terzoli a favore dei giovani universitari e stretta collaboratrice dello storico preside del Galilei e prima ancora della Puecher, scomparso soltanto poche settimane fa.
«Abbiamo raccolto 180 firme perché riteniamo che il ricordo del professor Terzoli, meriti un edificio importante in città – ha detto Rosella Spinelli – a titolo personale, per quanto riguarda la proposta avanzata sulla stampa da Emilio Magni per Corrado Dugo, ritengo che sarebbe stata opportuno avanzarla a suo tempo, quando i volumi erano ancora conservati nella vecchia biblioteca di Villa San Giuseppe, di cui l'assessore Dugo fu il primo promotore».
A Giovanni Brambilla, della commissione biblioteca, sta a cuore il nome di Giuseppe Pontiggia, e lo ha già proposto, seppur informalmente a Marcella Tili.
«Non dimentichiamo che Giuseppe Pontiggia è tradotto in tutte le lingue - ha detto il pittore - Ha scritto capolavori come “Nati due volte”, dove è ravvisabile una sensibilità fuori dal comune, alla quale la sua infanzia erbese non è estranea.
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