Inverigo, la ex Cigo occupata
Sono a rischio i 64 lavoratori

Da martedì prossimo 64 persone potrebbero trovarsi senza un lavoro, nonostante ordini e utili non manchino: lunedì un presidio davanti al tribunale «per sostenere che questa azienda può e deve andare avanti o almeno deve partire la mobilità per tutti i dipendenti da subito»

INVERIGO Da martedì, 64 persone potrebbero trovarsi senza un lavoro, 64 famiglie senza più una fonte di reddito. Magari l'unica. I lavoratori della Beltts srl – ma per tutti è ancora la Cigo - hanno deciso però di non restare ad attendere che il tribunale metta i sigilli al portone d'ingresso e ieri mattina la loro fabbrica a Romanò l'hanno occupata. Come si legge sugli striscioni un po' improvvisati appesi alla cancellata, si tratta di una «fabbrica occupata per lavoro». Perché ordini e utili non mancano, giurano, eppure il rischio è di ritrovarsi disoccupati. Per questo lunedì saliranno tutti su un pullman e andranno a Como, per un presidio davanti al tribunale «per sostenere che questa azienda può e deve andare avanti, e se proprio non ve ne fosse la possibilità, allora deve partire la mobilità per tutti i dipendenti da subito», dice Cristina Barbaglia di Filctem Cgil. La questione Cigo, a Inverigo, è nota da tempo, e l'anno scorso i lavoratori della ditta, attiva dal 1947 e specializzata nella produzione di nastri e rulli per trasportatori, erano finiti in cassa integrazione, arrivando poi a fine luglio alla messa in liquidazione. Da settembre questa riaprì con una nuova ragione sociale – Industria gomma srl, oggi in fallimento – ed è nata Beltts, società che mantiene la titolarità del marchio Cigo e che, affittando un ramo d'azienda, ha ripreso a lavorare, impiegando 64 dipendenti, tutti con contratti a tempo determinato che scadranno a settembre, per qualcuno già a fine mese. Nelle ultime settimane la situazione sarebbe precipitata: il cda di Beltts si è dimesso e il prolungare del mancato accordo tra la vecchia proprietà della Cigo e i nuovi azionisti ha fatto decidere al curatore fallimentare di non rinnovare il contratto d'affitto per il ramo d'azienda. Un ramo tutt'altro che secco. «Il dato incredibile – commenta Alessandro Tarpini, segretario provinciale della Cgil – è che si metta a rischio un'azienda tornata in salute grazie anche ai sacrifici dei lavoratori». I sindacati hanno già presentato istanza in tribunale proprio per chiedere di prolungare il contratto d'affitto dell'attività o in subordine di permettere una gestione provvisoria. Venerdì mattina, esasperati, i lavoratori hanno deciso di occuparla, e non recederanno di un passo fino a che le loro istanze non avranno ottenuto risposta.

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