"Volevano la piccola Marisol
Era il loro patto d'amore"

Salvatore Lunetta, papà di Rosario, racconta la storia di una coppia distrutta dall'incidente di Gironico. E di cui resta un piccolo pegno d'amore vivente...

COMO - «Papà, io sono un ragazzo e da quando sono qui ho già tante amiche. Ma l'unica donna che voglio al mio fianco è rimasta in Sicilia e un giorno io me la vado a riprendere». Ce l'aveva fatta, Rosario, a portarsi la sua Maria Soraya al nord. Anche se avevano così pochi anni, 21 a testa, che alla loro età la gente a volte manco lo sa ancora cos'è l'amore. Loro lo sapevano. Si erano conosciuti sui banchi delle scuole medie. «Sempre in giro insieme a San Cataldo, in motorino, sempre a ridere e scherzare» dice Salvatore Lunetta il papà di Rosario. Ha anche una figlia, Lucia, «ma da quando Rosario si era innamorato di Soraya, per me di figli era come averne tre». Lei lo chiamava «papà». Ora è anche nonno di Marisol, la piccolina tirata fuori dal corpo ormai senza vita della sua mamma.
«Io sono salito al nord per primo», ricorda Salvatore che vive a Oltrona San Mamette, ma adesso è in obitorio, al Sant'Anna, con la moglie Rossana e i genitori di Soraya.
«In Sicilia non mi mancava niente, avevo una ditta di autotrasporti, ma poi, un po' la crisi, un po' il lavoro, ho deciso di emigrare. Avevo amici e compaesani qui, per quello ho scelto Como. Ho chiuso la ditta al sud e mi sono avventurato qui. Mia moglie veniva a trovarmi ogni tanto. Io giù ho cinque fratelli, lei diceva: "me la cavo". Ma noi veniamo da generazioni di famiglie unite, io la volevo qui. E allora ho portato su anche lei. Ho aspettato che mia figlia finisse la scuola e siamo venuti qui. Si è ambientata bene, Lucia, ama studiare, ha finito le medie con il massimo dei voti e si è iscritta a ragioneria. Quest'estate è scesa dai nonni e abbiamo dovuto darle la notizia per telefono. Anche noi siamo scesi, ma con Soraya incinta abbiamo voluto passare Ferragosto qui, per aiutare i due ragazzi. Non ci sembrava giusto lasciarli qui soli».
Quando Rosario è arrivato per la prima volta a Villa Guardia, da San Cataldo, provincia di Caltanissetta, un po' è rimasto male. «È diverso qui, dal sud, la gente, i luoghi. Imiei amici sono giù, ma ce la posso fare». E da quel giorno si era dato da fare per trovare lavoro. I grandi amori superano le distanze. Soraya voleva andare da Rosario. Rosario voleva la sua Soraya lì. Lei saliva e stava a casa sua per tre mesi. Ma poi arrivava il momento in cui si dovevano separare ed era come strappare in due un cuore.
«Io non voglio più fare questa vita, avanti e indietro. Io voglio stare qui con voi. Lo dici tu a papà?». Soraya aveva chiesto aiuto a lui, Salvatore, il papà del suo amore. «Le risposi che gliene avrei parlato quando saremmo scesi tutti, a Natale. Ma lei forse temeva che la risposta fosse no. E tentarono di concepire il bambino per metterci davanti alla prova del loro amore. E il bambino arrivò. Quando scoprì di essere incinta venne da me e disse: "Ho un dispiacere da darti. Sono in gravidanza". Pensava di avermi fatto un dispiacere perché io l'avevo sempre aiutata. Io le dissi: "non ti preoccupare. Abbiamo passato cose brutte, questa è una cosa bella. Ce la faremo"».
E così erano saliti al nord, lei aveva trovato subito lavoro da Bernardi, al Center Ville. Lui faceva consegne per una pasticceria. È gente che ama lavorare, sia i Lunetta sia gli Annibale. Amano cavarsela da soli. «Appena iniziato a lavoricchiare Rosario ha detto: prendo una casa e andiamo a vivere da soli, voglio farmi una famiglia». E così ha fatto.
Mancava un mese al 12 settembre, giorno in cui i medici avevano fissato il termine per la nascita di quell'esserino che Maria Soraya cresceva nella pancia. «Si chiamerà Marisol», avevano deciso. Un mese e sarebbero diventati una famiglia.

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