Da Villa Olmo a Sant'Agostino
Corsa a ostacoli tra gli orrori di Como

La chiamano città turistica. E il lungolago dovrebbe persino essere uno dei suoi punti di forza. Peccato che un contesto come quello in cui ci si immerge camminando da Sant'Agostino a Villa Olmo ricordi più, con tutto il rispetto, la periferia di qualche cittadina dell'Europa dell'est.

COMO La chiamano città turistica. E il lungolago dovrebbe persino essere uno dei suoi punti di forza. Peccato che un contesto come quello in cui ci si immerge camminando da Sant'Agostino a Villa Olmo ricordi più, con tutto il rispetto, la periferia di qualche cittadina dell'Europa dell'est. Un pugno nello stomaco, se si pensa alle potenzialità - in primis proprio in termini turistici - di tutta la zona e le si confronta con la triste realtà odierna. Un susseguirsi di transenne, cantieri piccoli e grandi, accessi sbarrati, una pavimentazione ridotta a una serie di buchi con qualche sampietrino intorno. E ancora: avvallamenti, ruspe in piazza Cavour, la diga percorribile solo in parte, tratti della passeggiata di Villa Olmo a rischio crollo, giardini preda del degrado. Senza contare le palizzate che cingono il cantiere delle paratie, nascondono il lago e lo nasconderanno ancora chissà per quanto tempo.
A colpire lo sventurato turista che decide di concedersi una passeggiata partendo da Sant'Agostino, è innanzitutto lo stato della pavimentazione in porfido. Un avvallamento unico, con punti in cui è facilissimo inciampare (un vero pericolo soprattutto per gli anziani) e altri rattoppati alla bell'e meglio. Per non parlare del tratto di fronte alla gelateria Ceccato, circondato da transenne a causa di un recentissimo cedimento. Due giorni fa è scattato proprio lì l'ennesimo rappezzo, ma il risultato è imbarazzante. Lo slalom tra le buche è allietato dalla vista della palizzata che oscura il lago, sostituita in qualche tratto da teli più o meno sdruciti che farebbero accapponare la pelle persino in una sperduta strada di periferia. E nella zona verso i giardini a lago le reti metalliche non consentono comunque di godere appieno del panorama. Al turista, poco prima, non è di certo sfuggito il cantiere aperto proprio nel “salotto” di Como, piazza Cavour, con tanto di piccolo escavatore al lavoro per sistemare la rete fognaria (si spera così di non rivedere l'indegno spettacolo dei liquami che invadono la piazza). Proseguendo verso i giardini a lago, magari con l'idea di raggiungere Villa Olmo, le brutte sorprese si moltiplicano. Almeno tre punti sono transennati (con cumuli di sampietrini, sacchi di sabbia e materiale vario), uno si trova proprio davanti alla maxi aiuola centrale e al vialetto che porta al Tempio Voltiano. Non si può far altro che scattare una “bella” foto ricordo davanti alle transenne, con il monumento a Volta sullo sfondo. Meglio evitare, inoltre, se si sta passeggiando con dei bambini, l'area giochi, visto che le attrezzature sono vecchie, sporche e preda del degrado. Ma il tour dell'orrore non è ancora finito. La diga foranea? È tutta un cantiere, con enormi tubi a vista e l'ultimo tratto off limits (c'è uno scavo aperto e sono in corso anche altri lavori per ripristinare l'area dopo l'incidente della motonave Orione), mentre il parapetto è tappezzato di scritte. Lo stesso genere di scritte si trova sul monumento ai Caduti, ennesima delusione per il malcapitato visitatore. L'ultima tappa è la passeggiata intitolata a Lino Gelpi, con il parapetto e i lastroni sottostanti che hanno ceduto in diversi punti e sono pericolosamente in bilico. Da Sant'Agostino a Villa Olmo: un calvario. Eppure si ostinano a chiamarla città turistica.
Michele Sada

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