Il dolore della vedova:
"Giustizia per mio marito"

Parla la moglie di Giacomo Brambilla, otto mesi dopo il delitto, per difendere la memoria del marito ucciso da Alberto Arrighi, titolare dell'omonima armeria a Como. Nel mirino lo psichiatra della difesa. Gli avvocati: "Pronto un atto di diffida. Contro Giacomo accuse infondate di usura"

COMO - L'usura, la pazzia, il processo. Otto mesi dopo il delitto nell'armeria di via Garibaldi, la moglie di Giacomo Brambilla, Domenica Marzorati chiede giustizia per il marito, interrompendo un silenzio lungo otto mesi, trascorsi tutti, in attesa dell'avvio del processo, accanto al figlio avuto da Giacomo. A muoverla è, soprattutto, il contenuto della consulenza con cui lo psichiatra Adolfo Francia certificava la presunta incapacità di intendere e di volere di Alberto Arrighi, il commerciante di armi accusato della morte e della successiva decapitazione di Giacomo. «Mi sono spaventata - ha detto ieri la moglie di Brambilla - Mi sono spaventata perché avevo trascorso l'estate a leggere carte e a verificare quello che veniva fuori dall'indagine della procura... Tutto mi sembrava così evidente che la lettura di quella relazione mi ha sconvolta».
Francia, per dirla con l'avvocato Fabio Gualdi - il legale che con Anna Maria Restuccia assiste la famiglia Brambilla - «si lascia sfuggire la penna su dichiarazioni oltraggiose nei confronti di Giacomo». Ecco alcuni passaggi chiave della sua relazione: Alberto Arrighi, scrive lo psichiatra della difesa, «era finito nelle mani di un usuraio che lo ricattava ed alzava sempre più la posta del gioco». «Giacomo lo sfruttava biecamente per nascondere ingenti somme di denaro di dubbia provenienza». E ancora: «Certo Arrighi era stato come molti altri rovinato da Giacomo Brambilla».
«Un conto sono le espressioni di Arrighi, un conto quelle che il consulente fa proprie», ha aggiunto l'avvocato Restuccia, che questa mattina trasmetterà allo psichiatra un atto formale di diffida:«Perché un consulente - aggiungono i legali - non può permettersi questo tipo di considerazioni, tanto più che neppure Arrighi, nel corso dell'indagine, ha mai fatto espressamente riferimento al concetto di "usura"».
Ma nel mirino degli avvocati di parte civile, oltre che della moglie di Giacomo Brambilla, c'è anche il resto del lavoro di Francia, accusato di avere svolto una disanima limitata al racconto di Arrighi senza contestualizzarla in una indagine che, in questi mesi, ha invece raccolto più elementi favorevoli - come da conclusioni della Procura - alla contestazione di un omicidio premeditato e aggravato. «Confidiamo che il pm completi l'inchiesta, che la chiuda contestando il reato di omicidio premeditato e che Arrighi sia infine processato con una attestazione di piena capacità di intendere», ha aggiunto Gualdi. «Inusuale», ha poi proseguito, che anziché affidarsi a una perizia super partes disposta dal giudice, la Procura abbia scelto la strada della consulenza di parte, sia pure affidandosi a uno psichiatra quotato quale Antonio Marigliano, lo stesso che valutò l'incapacità di intendere dell'uomo che il 13 dicembre dello scorso anno colpì con una statuina il volto del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. «Da Marigliano - ha concluso la moglie di Brambilla - mi aspetto che prenda in considerazione tutti gli elementi raccolti durante l'indagine a carico dell'uomo che ha ucciso mio marito, e che non si limiti alle sole sue dichiarazioni». «Nei confronti di Arrighi - concludono Anna Maria Restuccia e Fabio Gualdi - ci sono più elementi probatori, a cominciare dalle immagini del sistema di videosorveglianza dell'armeria. Aspettiamo il processo. E ci aspettiamo giustizia».
Stefano Ferrari

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