Nuovo ospedale S. Anna
Gli infermieri si ammalano

Super lavoro e ansia da cambiamento. I nuovi ambienti e il sistema di lavoro conseguente non piacciono a tutti e gli spostamenti dei degenti sono diventati faticosi per il moltiplicarsi degli spazi del nuovo ospedale di Como

COMO - L'apertura del nuovo Sant'Anna: una rivoluzione. Lo si è detto e scritto a più riprese, negli ultimi mesi. Una rivoluzione in termini di spazi, di macchinari, di modello organizzativo e altro ancora. Un cambiamento così radicale ha creato, inevitabilmente, qualche problema agli utenti, che - come testimoniano lettere e segnalazioni - faticano a orientarsi e si dicono spesso spaesati di fronte alla raffica di novità introdotte. Il vecchio ospedale era davvero «un altro mondo». Ma lo shock è stato fortissimo anche per i dipendenti del Sant'Anna, tanto che dalla struttura giunge notizia di lavoratori (per lo più infermieri e operatori socio sanitari) arrivati al Pronto soccorso con crisi d'ansia e ora a casa in malattia. Inoltre, qualcuno è scoppiato a piangere in corsia e altri hanno chiesto addirittura il trasferimento.
Sono due facce della stessa medaglia: da un lato c'è il super lavoro di queste settimane (soprattutto dal trasloco in avanti, ma anche nei mesi precedenti), con ore di straordinario e uno sforzo enorme per minimizzare i disagi nonostante la fase di assestamento, dall'altro c'è lo stress legato alla nuova struttura e alla nuova organizzazione degli spazi e dell'attività. Un cambiamento «epocale», che ha creato problemi soprattutto a chi da decenni lavorava in modo diverso, magari in spazi più ristretti e seguendo un solo reparto. Proprio quest'ultimo aspetto ha mandato in tilt alcuni operatori e infermieri: non dev'essere certo facile, infatti, dopo una vita nel reparto di Ortopedia, ritrovarsi a gestire anche pazienti di Chirurgia generale o di Urologia, per fare un esempio. Eppure è capitato e capiterà, visto che i letti di degenza chirurgica ora sono accorpati in un'unica area, al secondo piano. Ma moltiplicano l'ansia e l'angoscia anche gli spostamenti faticosi dei degenti.
Michele Sada

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