Como, rischio Pompei
Pezzi di storia in bilico

In pericolo San Lazzaro e Torre Pantera già in parte crollate. Palazzi razionalisti: appena partito il check up strutturale. Segnalate alla redazione via e-mail gli altri tesori bisognosi di cure, allegando le foto, e dite la vostra nel sondaggio online

COMO - C'è chi, in giornate di pioggia come quella di ieri, preferisce evitare la Napoleona e passare da dietro, in via Teresa Rimoldi. Una scelta che non dipende dal traffico, ma dalla curiosità di vedere se i muri scoperchiati dell'ex chiesa di San Lazzaro abbiano retto all'ennesimo urto del maltempo.
Dopo quello che è successo a Pompei, dove è crollata da "Casa dei gladiatori" proprio in concomitanza con piogge abbondanti, l'attenzione per i monumenti in pericolo è più che mai all'ordine del giorno. Il ministro Sandro Bondi, nel tentativo di non rimanere politicamente schiacciato sotto il crollo, lo sfascio della "Domus" millenaria dovrebbe essere l'«occasione per capire l'importanza della salvaguardia del nostro patrimonio culturale». Raccogliamo la sfida e andiamo a controllare, con il fondamentale aiuto di voi lettori (si veda il box a lato), come stanno i monumenti comaschi. Se qualcosa non va, segnaliamolo. E segnalatecelo. Prima che sia troppo tardi. Tra gli edifici storici comaschi, il più vicino al "patatrac" è certamente l'ex chiesa di San Lazzaro. Quel rudere, rappresenta un pezzo di storia - religiosa, sociale e artistica - del capoluogo lariano. Fin dal 1100 accoglieva i viandanti in arrivo in città e tratteneva i pellegrini in quarantena nell'annesso lazzaretto. Nel 1310 fra' Pietro Da Marasco lo fece ampliare costruendo la chiesa vera e propria, decorata con un importante ciclo di affreschi, di cui sono ancora visibili l'Annunciazione e San Geremia. Usata per decenni come magazzino, nel novembre 2003 l'ex chiesa è senza tetto. A gennaio del 2004 la Soprintendenza stanziò 60 mila euro e montò i ponteggi per installare una copertura  provvisoria. Ma in sei anni non è stato fatto proprio nulla, perché non si è (ancora) concretizzata la condizione minima richiesta dalle Belle arti per intervenire con soldi pubblici: il passaggio del bene al Comune attraverso una permuta. È invece già del Comune da tempo Palazzo Pantera, "mozzicone" di una più elevata torre del XV secolo, scoperchiato dal vento il 25 ottobre scorso, dopo tre anni passati con una copertura "provvisoria", a seguito di un incendio. Il crollo del tetto posticcio per fortuna non ha fatto vittime, ma non è il caso di sfidare troppo la sorte. Si è già corsi ai ripari, invece, per il Castello Baradello, in cima al colle interessato nei mesi scorsi da un paio di smottamenti. Dopo il restauro della rocca, a fine mese dovrebbe essere completato anche quello delle mura circostanti.
Molto più recenti, ma anche molto più delicati a causa dei materiali "sperimentali" usati per costruirli, sono i monumenti razionalisti. È partito da qualche giorno il monitoraggio della fontana di piazza Camerlata, interessata, assieme all'asilo Sant'Elia e al Monumento ai Caduti, da un progetto finalmente innovativo per la manutenzione degli edifici di pregio: non più interventi radicali, e costosissimi, quando sono in fase di degrado avanzato, ma controlli, e manutenzione, costanti. Purtroppo è rimasta fuori dal progetto, promosso dal Comune e finanziato dalla Fondazione Cariplo, l'ex Casa del fascio, caserma delle Fiamme gialle di proprietà del demanio. In attesa che diventi il museo del razionalismo di cui si parla da più di dieci anni.
Pietro Berra

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