Piccoli imprenditori in crisi
A Como quattro falliti al mese

Sempre più persone pagano casi i guai economici. Ma proprio dal Lario parte un progetto di legge per soccorrere chi non ha speranza

COMO - Quando la tempesta perfetta dell'economia mondiale sembrava passata, in tribunale a Como le dichiarazioni di fallimento non superavano le cinque al mese. Poi le cose sono di nuovo cambiate. I venti di crisi sono tornati a spazzare via le realtà meno solide o più sfortunate e le sentenze di fallimento sono più che raddoppiate. A farne le spese sono sempre più le ditte piccole, le imprese individuali, le società a nome collettivo e, ovviamente, gli artigiani e i piccoli imprenditori macchiati per sempre dall'onta del dissesto economico. Una iattura che finisce per marchiare a fuoco le vite dei singoli e non solo i denari investiti, lo stato di fatto è drammatico. I numeri parlano chiaro: negli ultimi due anni, da quando cioè la crisi ha ripreso a galoppare in modo preoccupante, i fallimenti sono stati ben 115 lo scorso anno e già 103 quest'anno, con quindi la concreta possibilità di eguagliare, se non addirittura superare, il triste record dello scorso anno. Sul totale dei dissesti dichiarati dai giudici del tribunale oltre il 35% travolge le imprese più piccole, ditte individuali, a nome collettivo, in accomandita, e in molti casi anche gli imprenditori in proprio.
Tutto qui? No, peggio. Molto peggio. Perché a questi si sommano una miriadi di piccoli imprenditori e privati cittadini che finiscono nei guai per la così detta "insolvenza civile": in pratica, perché non pagano più i debiti. Ed proprio per loro parte da Como una soluzione per offrire una seconda opportunità. Con questa premessa: le società hanno delle possibilità precluse invece a piccoli imprenditori e privati. Un'ingiustizia evidente che balza agli occhi soprattutto di quei professionisti che seguono i conti degli uni e degli altri. Sono stati infatti i dottori commercialisti e gli esperti contabili, riuniti in congresso nazionale a Napoli, a presentare una proposta di legge. Ed è stata la comasca Giulia Pusterla, membro del consiglio nazionale, a lavorare fianco a fianco al professor Sido Bonfatti, dell'università di Modena e Reggio Emilia, per stilare il documento finale. In attesa che i politici si sveglino.

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