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Martedì 23 Novembre 2010
Michel Onfray a Como
all'università popolare
Il filosofo francese domani al Museo Civico a presentare la sede comasca, lìunica in Italia, della struttura da lui fondata a Caen in Francia
COMO - Sarà libera, non avrà costi, sarà animata da volontari che si mettono in gioco mossi da uno spirito di condivisione di un sapere che, mai come in questo caso, vuole essere alla portata di tutti, quello musicale. È l'Università popolare di musica che sarà presentata domani al Museo Giovio da Bruno Dal Bon, direttore d'orchestra e docente, già preside del Conservatorio, con cui continua a collaborare, e past president del Teatro Sociale, da tempo attivo nel Comasco. Una frequentazione del territorio che ha ispirato la creazione, proprio qui, di un'accademia che non ha uguali in Italia.
«Normalmente le università popolari - anticipa - si concentrano su materie umanistiche, la letteratura, la filosofia e la storia. In questo caso, invece, si vuole portare la conoscenza della musica», materia di per sé volatile, indefinibile per chi la approccia unicamente da ascoltatore.
«Naturalmente - prosegue Dal Bon - l'obiettivo non è sovrapporsi al Conservatorio bensì interessare chi volesse approfondire quella che può essere una semplice passione». Appassionato, ad esempio, è l'ospite d'onore di questa presentazione, vero e proprio mentore di questa iniziativa visto che è l'ideatore dell'Université populaire de Caen: Michel Onfray, filosofo innovativo e, come tale, controverso e immensamente popolare in patria, ha prestato, come tutti a titolo assolutamente gratuito, la sua disponibilità.
Come lui faranno gli altri docenti: «Abbiamo avviato collaborazioni con le istituzioni comasche - spiega Dal Bon - per ottenere la possibilità di utilizzarne degli spazi senza chiedere contributi agli allievi e anche gli insegnanti che terranno corsi oppure seminari o anche incontri unici si metteranno in gioco totalmente».
Un'utopia? «A Como, come e più che altrove in Italia, c'è bisogno di riportare l'attenzione sul valore della cultura in senso lato e anche bisogno di osare.
Non chiediamo titoli di studio, non badiamo all'età, non si paga alcuna quota d'iscrizione. Magari a un corso parteciperanno solo due persone... Ebbene, saremo felici di avere dato qualcosa a queste due persone». I dettagli dell'Università popolare di musica verranno annunciati oggi, come detto. Un'istituzione che, in Italia, è nata all'inizio del Novecento tenendo a modello esperienze analoghe nel Nord Europa.
All'epoca l'obiettivo era estendere il sapere ai ceti meno abbienti che non potevano permettersi studi ufficiali. In questo caso, invece, si tratta di avvicinare chi, per tanti motivi, non ha mai approfondito l'amore per la musica.
Alessio Brunialti
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